ASSOCIAZIONE PER LA SCUOLA PUBBLICA DEL CANTONE E DEI COMUNI IN TICINO

Assemblea dell'Associazione 
Canobbio 14 marzo 2002


Relazione del presidente Mario Forni a nome del Comitato.

1     Consuntivo dell’anno 2001.

a) La prima necessità dopo la votazione del 18 febbraio 2001 è stata per noi di raccogliere fondi per pagare le fatture e riequilibrare la cassa.
Anticipo qualche cifra, per dare le proporzioni dello sforzo fatto: il 1. gennaio 2001 il capitale dell’Associazione era di 28'285.- Fr. Le spese per la votazione sono ammontate a 109'032.- Fr. Ciò che ha causato un ammanco di 80'747.- Fr.
L’abbiamo colmato in parte con le quote sociali 2001: 21'500.- Fr; in parte con incassi straordinari (65'900.- Fr) giungendo così a 87‘400. Fr. Alla fine ci sono rimasti in cassa ca 6’500.- Fr. , che ci hanno permesso di arrivare a questa assemblea più o meno al verde (convocazioni, opuscolo, spedizione…).
Le cifre da mettere in risalto sono a) il raddoppio delle quote annuali dei soci rispetto agli anni precedenti e b) gli incassi straordinari 2001 (quasi 66'000 Fr): insieme dimostrano lo sforzo generoso degli amici della scuola pubblica (singoli, associazioni, sindacati…) e meritano di essere segnalate ancora una volta alla gratitudine del Paese.

b) La seconda necessità è stata il rilancio dell’attività sociale . Dall’assemblea dell’anno scorso è uscita la ferma volontà di continuare: sarebbe stato un peccato disperdere le forze che si erano coalizzate dentro e intorno all’Associazione. Si stabilì così di dedicarsi al secondo scopo sociale che figura nello statuto: contribuire a migliorare la scuola pubblica che avevamo contribuito a salvare nella sua integrità. Ciò significava
(1) seguire attentamente e criticamente la politica scolastica in divenire;
(2) individuare aspetti problematici e studiare proposte anche originali.
Il primo filone è stato seguito prevalentemente dal Comitato e dal presidente: si è concretizzato in Comunicati stampa per i soci e l’opinione pubblica, nell’incontro con il Direttore Gendotti (su cui torno dopo) e nella partecipazione alla serata del 21 settembre 2001 a Locarno sul progetto di Alta Scuola Pedagogica. Per il secondo filone, come sapete dal Comunicato del 24 aprile, abbiamo formato 5 gruppi di lavoro con il compito di riflettere su alcuni aspetti problematici della nostra scuola e di riferirne al presidente entro fine anno 2001. I gruppi hanno avuto questi oggetti di studio: l’insegnamento linguistico; l’integrazione delle nuove tecnologie; un nuovo approccio al fenomeno religioso; l’insegnamento della civica e l’educazione alla cittadinanza; i cosiddetti allievi difficili.
I gruppi si sono organizzati e hanno lavorato in modo autonomo. Hanno consegnato le loro riflessioni alla scadenza fissata. Senza nominare tutti gli amici che li hanno composti, desidero ringraziarli a nome dell’associazione e, aggiungerei, della scuola. Voi tutti avete potuto prendere visione dei risultati dei primi 4 gruppi, leggendo l’opuscolo che abbiamo allegato alla convocazione di questa assemblea.

c) Incontro con il direttore del DIC, Gabriele Gendotti 12 nov. 2001.
Una delegazione del Comitato (chi vi parla, R. Ghisletta, A. Lafranchi, A. Righetti e L. Schlegel), ha potuto anticipare alcune posizioni che stavano maturando nei gruppi, nonché riferire il risultato a cui era giunto il 5. gruppo e cioè in sintesi (riprendo dal verbale):
“trattandosi di casi singoli e diversi tra loro, l’ASP chiede che si evitino provvedimenti forse spettacolari ma discutibili, come sarebbe l’allontanamento sistematico dall’ambiente familiare e sociale, la raccolta in un paio di sedi scolastiche (che ne sarebbero più o meno gravemente turbate); si adottino piuttosto forme soft di accompagnamento e di aiuto caso per caso; la messa in istituti specializzati dovrebbe ridursi ai casi più difficili da trattare altrimenti ed essere comunque sempre di breve durata.”
Mi pare che le disposizioni venute in seguito dal DIC e le ultime intenzioni (ho letto ieri che l’ipotesi dell’internamento si allontana!) rientrino in questo quadro e quindi me ne compiaccio.
Ripeto qui anche l’impressione generale di grande attenzione e disponibilità manifestataci dal Direttore Gendotti, con il quale abbiamo parlato anche di nuovi risparmi incombenti sulla scuola; di scuole comunali (su questi due punti tornerò in sede di programma per il 2002), di doposcuola e relative tasse d’iscrizione.

d) L’opuscolo che avete ricevuto.
Come ho detto, l’opuscolo che tutti i soci hanno ricevuto è frutto di un lavoro della base, che ha impegnato parecchi amici durante lo scorso autunno, e, in seguito il presidente a curare la redazione definitiva dei vari capitoli e il Comitato a rileggere, valutare e, alla fine, approvare.
Ogni capitolo si inserisce in un momento particolare della politica scolastica e più precisamente:
- quello sull’insegnamento linguistico è servito anche come risposta dell’Associazione alla consultazione indetta dal DIC tra dicembre 2001 e febbraio 2002. Devo dire che la risposta ci è valsa più di una approvazione (un e-mail per tutti: volere o volare, la strada giusta è la vostra!); qualcuno l’ha ritenuta ‘un po’ sbilanciata a favore dell’inglese’ (Franco Cavalli); personalmente ho letto un’unica stroncatura, per altro scontata. Il succo della nostra posizione sta nella richiesta di privilegiare, soprattutto nella scuola obbligatoria, la qualità sulla quantità (il che va certo contro corrente!) e di distinguere bene ciò che è essenziale per tutti e ciò che può essere lasciato alla scelta di famiglie ed allievi.
- Il cap. 2 esprime la preoccupazione che le nuove tecnologie, per altro già ben introdotte nelle nostre scuole, non diventino né una nuova servitù (un onere in più, una nuova materia a se stante), ma si integrino come strumenti abituali nel lavoro scolastico, per renderlo più attraente ed efficace.
- Il cap. 3 contiene la richiesta di modificare l’approccio scolastico al fenomeno religioso: non più un’offerta delle due chiese riconosciute, bensì una disciplina come tutte le altre, ossia gestita dallo Stato, integrata nei piani di studio generali e nelle finalità della scuola. Si tratterà adesso di sottoporla al Gran Consiglio, perché si arrivi, se possibile, a modificare la Legge.
- L’ultimo cap. si iscrive invece nella realizzazione pratica di un provvedimento già preso: quello di potenziare l’educazione alla cittadinanza e di fare qualcosa in più per avvicinare i giovani alla politica e alle istituzioni.
A voi come Assemblea non possiamo certo chiedere un voto di merito sui singoli testi: ci vorrebbe un tempo che non abbiamo per discuterne. Il Comitato ascolterà eventuali pareri, ma come Assemblea vi chiediamo di considerare questo opuscolo come lavoro del Comitato, da valutare nell’ambito dell’attività del 2001. Chiedo la vostra approvazione e vi ringrazio.
 

2     Preventivo 2002.

Indicherò soltanto alcuni temi che mi sembrano attuali. Tanto per stimolare suggerimenti e proposte operative centrate.

Le incertezze finanziarie in cui la scuola pubblica sembra costretta a operare

Purtroppo si continua ad avere l’impressione che la scuola sia sempre sotto la spada di Damocle dei risparmi statali. Una specie di doccia scozzese che tiene in preallarme e costringe a investire attenzione ed energie, per tenere d’occhio e, possibilmente, sventare qualche cosa come una minaccia costante. Non ci sembra un buon modo di fare politica, specialmente di fronte alla scuola, che, specialmente di questi tempi difficili, ha bisogno di certezze e di continuità.
Durante l’anno abbiamo reagito con due comunicati specifici (27. nov. 2001 e 15 febbraio 2002), per dire e ribadire la nostra preoccupazione. Chi dirige lo Stato deve sapere che noi consideriamo e continueremo a considerare come suo compito irrinunciabile quello di istituire e dirigere la scuola pubblica (come richiede l’art. 1. Legge Scuola). E istituire e dirigere significa oggi più che mai investire il necessario per mettere a disposizione le strutture e le attrezzature che ci vogliono (pur senza lussi né cose superflue), garantirsi un corpo insegnante competente e motivato, affinché la scuola pubblica sia sempre all’altezza dei tempi e dei bisogni, forte e aggiornata.
Chiediamo questo non certo per interessi nostri (il nostro solo interesse è quello degli studenti), o connivenze corporative con chicchessia, bensì per il bene di tutti i giovani che crescono in questo paese, i quali, tutti indistintamente e senza discriminazioni, hanno diritto ad una formazione di prim’ordine. Questa nostra richiesta coincide del resto con quella espressa dal popolo in modo chiaro e forte con la votazione del 18 febbraio 2001, e con quella di una società complessa e difficile come questa in cui viviamo; dove sempre più troverà posto chi sarà capace di fare anche lavori nuovi (per lo più intellettualmente impegnativi) e arrischierà un precariato deprimente, quando non l’emarginazione e la povertà, chi non saprà o non vorrà tenere il passo.
Già in famiglia io ho sempre detto ai miei figli che non gli avrei mai rifiutato una scuola o un aiuto alla formazione. Anche a costo di qualche rinuncia. Credo fermamente che la stessa garanzia ai suoi giovani debba darla anche la società nel suo insieme, per il tramite dello Stato. Quella di una formazione eccellente è infatti la miglior eredità che una generazione possa lasciare alla successiva.
Ribadiamo dunque il nostro NO alla doccia scozzese dei tagli ricorrenti. Invitiamo invece lo Stato a investire nella scuola tutto ciò che le occorre per assicurarne lo sviluppo e la qualità. Se vi si individuano rami palesemente secchi, si taglino pure (ma non senza approfondite discussioni anche pubbliche); ma i rami verdi e operanti non solo non vanno minacciati, vanno continuamente curati con tutti i mezzi!

Un dinamismo ritrovato, ma da potenziare.

Nel Comunicato del 9 giugno il Comitato si dice lieto di constatare una ripresa di dinamismo della politica scolastica cantonale. Mi pare evidente che dopo il 18 febbraio 2001 si è affermato uno spirito nuovo: di conferma e di rilancio per la scuola pubblica; sicuramente dovuto all’esito di quella votazione, ma anche all’entusiasmo con cui il nuovo direttore del DIC l’ha fatto proprio.
Gabriele Gendotti può affermare con ragione di aver mantenuto le promesse fatte in campagna-votazione: ha adottato alcuni provvedimenti che si raccomandavano ed erano attesi. Gliene diamo atto volentieri e lo incoraggiamo a continuare, perché a nostro parere resta molto da fare.

Per fare buone scelte, bisogna approfondire lo studio delle cose. Più un’istituzione è vitale e dinamica, più ha bisogno di riflettere su se stessa. Più un’istituzione incide nella società più la società nel suo insieme deve rifletterci sopra. Per poter governare il cambiamento con sapienza e lungimiranza. Oggi la scuola è in queste condizioni e la società deve più che mai domandarsi di che scuola ha bisogno per i suoi giovani, che oggi si preparano per il mondo di domani che sarà il loro.
Non credo di offendere nessuno, dicendo che in Ticino abbiamo sempre una certa difficoltà ad affrontare le realtà da un punto di vista teorico. Lasciando da parte abitudini radicate, interessi particolari, posizioni preconcette e magari anche personalismi. Una difficoltà forse inevitabile, viste le minime dimensioni del Paese: siamo quattro gatti; nel campo specifico, non abbiamo istituti di ricerca pedagogica; i mass media pubblici non danno quasi nessun contributo alla riflessione sulla scuola.
Nessuna meraviglia, quindi, che i progetti innovativi siano per lo più importati (ultimo quello dell’Alta scuola pedagogica che ricalca il modello svizzero); oppure, se sono originali, appaiano spesso scarsamente convincenti, perché non radicati in studi sufficienti (come quello del DIC sull’insegnamento linguistico).
Si può sperare che la nuova Alta Scuola Pedagogica riesca a sviluppare la ricerca, ma non soltanto quella didattica, pure importante; anche, e forse soprattutto, quella pedagogica: sulle finalità e le strutture della scuola, le sue funzioni prioritarie nella società di oggi, gli obiettivi cognitivi irrinunciabili, l’effettiva efficacia degli insegnamenti impartiti. E voglia provarsi anche nella elaborazione di proposte di cambiamento…

A proposito di riflessione sulla scuola, c’è da augurarsi che non manchino di provocare discussioni certi risultati messi in evidenza dall’indagine internazionale ‘PISA’, secondo i quali la nostra scuola non riuscirebbe a garantire, a una percentuale importante di allievi, livelli soddisfacenti, nella comprensione-manipolazione dei testi, competenza ritenuta oggi fondamentale. Se c’è sorpresa, è una sorpresa soltanto per chi la scuola la guarda distrattamente dall’esterno. Chi lavora nella scuola ha visto venire l’insuccesso e ha tirato l’allarme per tempo. Facendo purtroppo la figura di Cassandra. La tivù romanda ha mandato in onda proprio domenica scorsa una puntata di ‘Droit de cité’ su questo argomento; è stato un dibattito animato e perfettamente aderente anche alla nostra realtà.
Risultati come quelli dell’indagine PISA rimettono in discussione le priorità della scuola. Negli ultimi decenni le società come la nostra hanno chiesto alla scuola sempre più cose: istruire su scala sempre più vasta e approfondita, educare in ogni ambito, sostituire per certi versi le famiglie, assistere psicologicamente gli allievi … Oggi abbiamo una certa prova che più si chiede più si arrischia di rimanere delusi su un fronte o sull’altro.
E’ per questo che torna prepotente il discorso sulle priorità, su ciò che è essenziale e accessorio, su ciò che deve precedere e ciô che può venir dopo. Il discorso del meno ma meglio! Noi l’abbiamo riproposto anche nella nostra risposta al DIC a proposito dell’insegnamento linguistico, dove la realtà ci sembrava andare in senso contrario. Ritengo che la nostra Associazione non potrà esimersi dal promuovere e sostenere questo dibattito.

Accenno appena a un altro problema che non si puô certo dire risolto. La recente ristrutturazione ai vertici delle scuole comunali, con la creazione (pur condivisa) dell’unico Ufficio delle scuole comunali, ha reso più visibile il rischio di disuguaglianze crescenti tra le scuole comunali.
C’è un possibile conflitto tra gli interessi dei ragazzi da una parte, i quali in omaggio al principio delle pari opportunità hanno tutti il diritto a una formazione della miglior qualità fin dalla prima scuola, indipendentemente da dove la frequentino, e, dall’altra parte, l’autonomia comunale, che riserva ai Comuni decisioni anche rilevanti sulla scuola.
Fin che durerà l’attuale enorme divario di risorse tra i comuni ticinesi, la scuola comunale arrischia di risentire non tanto delle volontà comunali (che in generale le sono favorevoli), quanto delle possibilità finanziarie dei Comuni.
Il direttore Gendotti dimostra di averne preso coscienza, per esempio quando propone di cantonalizzare il ‘Sostegno pedagogico’ e quando si domanda se questo non debba essere uno dei problemi da affrontare nella prossima legislatura. Noi lo crediamo fermamente: lo Stato dovrà da una parte dettare regole uguali per tutti i Comuni in materia di dotazione delle sedi scolastiche comunali: in personale, locali, attrezzature…; d’altra parte dovrà però anche aiutare i Comuni deboli a far fronte agli oneri che tali regole comporteranno.
Come si vede, il cantiere scuola, e quindi la politica scolastica, è sempre aperto e in movimento. A noi come Associazione resta l’imbarazzo della scelta, sul dove situarci e come dare il nostro contributo. Passo quindi la parola alla sala, per suggerire interventi, tipi e modi di azione. Grazie.


Verbale dell’assemblea .

  1. E' presente una trentina di soci.
    Scusati: la vice pres. avv. Michela Ferrari-Testa; il membro del Comitato cons. agli Stati, on. Dick Marty; il membro del Comitato, pastore evangelico Paolo Tognina; l’avv. Claudio Cereghetti, Lugano; il dir. della scuola ospitante Pierre Franco Nova.

  2. Nomina del presidente del giorno: proposto e accettato l’ex membro del Comitato, avv. Benito Bernasconi.

  3. Il verbale dell’assemblea precedente, 27 marzo 2001, riassunto dal pres. Forni, è approvato all’unanimità.

  4. La Relazione consuntiva del Comitato per l’anno 2001 , presentata dal pres. Forni, e annessa a questo verbale, viene approvata all’unanimità, dopo due interventi della sala:
    1. la scuola pubblica è perfettibile, occorre in particolare che gli apprendisti siano meglio preparati alla vita come persone umane coscienti e responsabili; la scuola non può essere finalizzata né all’impresa né al mercato!
    2. il Comitato dovrà fare il possibile, affinché quanto scritto nel “Rapporto 2001 su alcuni problemi della scuola pubblica ticinese” non resti lettera morta, ma, al contrario, arrivi davvero a influenzare le autorità scolastiche e a produrre gli effetti auspicati. Si partirà con una conferenza stampa di presentazione ufficiale del documento l’11 aprile 2002.

  5. I conti per l’anno sociale 2001 sono approvati all’unanimità previa lettura del rapporto dei Revisori dott. Dario Biaggini ed Elio Samakovlija. L’esercizio si chiude al 31.12.2001 con un patrimonio netto di Fr 6'714.95.

  6. Per poter allargare il Comitato, la prima riga dell’art. 9 dello Statuto ASP viene così riformulata: “Il Comitato conta da sette a diciassette membri (invece di tredici), compresi il Presidente e il Vicepresidente.” Dopo un attimo di perplessità, l’assemblea approva unanime.

  7. Si procede alle nomine statutarie per il biennio 2002-2005. Ai 16 nomi per il Comitato, proposti dal Comitato in carica, la sala aggiunge quello dell’avv. Jacques Ducry, c. p. 36, 6907 Lugano.
    La signora Delta Geiler, v. Rino Tami 8 A, 6924 Sorengo, chiede come mai si sia rinunciato ad accogliere nel Comitato un rappresentante dei genitori. Il pres. Forni motiva col fatto che l’associazione dei genitori comprende anche genitori di allievi delle scuole private e ciò in qualche caso potrebbe risultare di ostacolo. Si dichiara tuttavia disposto ad incontri e collaborazioni su temi puntuali. L. Schlegel precisa proponendo riunioni congiunte tra Comitato ASP e Genitori quando se ne desse l’opportunità.
    L’assemblea elegge quindi il nuovo Comitato e conferma presidente e vicepresidente.

  8. Per il nuovo quadriennio vengono confermati quali revisori i signori dott. Dario Biaggini ed Elio Samakovlija.

  9. Per l’anno 2002 la quota sociale resta fissata a Fr 20.-.

  10. Il pres. Forni presenta il preventivo di attività per l’anno 2002 (vedi testo a parte).

  11. Questi gli interventi
    - sulle scarse competenze linguistiche messe in evidenza dall’indagine PISA e riferite dal pres. Forni:
    G. Mainini le contesta,
    A. Biscossa le suffraga con l’esperienza personale;
    - sulla ricorrente minaccia di risparmi cantonali:
    A. Biscossa, con altri, chiede che si esca con un nuovo comunicato, per denunciare la continua oscillazione congiunturale delle risorse a disposizione della scuola e affermare che la scuola non si migliora cancellando anni, tagliando borse di studio, togliendo contributi per l’aggiornamento dei docenti, ecc.
    In questo modo, anzi, si infirmano gli obiettivi indicati dal popolo con la votazione del 18 febbraio 2001. (vedi Comunicato del 20 marzo presente su Internet). Il programma di attività proposto viene approvato.

 

legend blue 11s legend blue 11s jordan 11 legend blue jordan 13 hologram coach black friday jordan 13 hologram michael kors outlet michael kors black friday michael kors black friday coach outlet online legend blue 11s jordan 11 legend blue jordan 13 bred michael kors outlet coach black friday beats by dre black friday jordan 6 black infrared jordan 13 grey toe lebron 11 louis vuitton outlet jordan 6 black infrared beats by dre black friday coach factory outlet coach outlet online black infrared 6s north face black friday black infrared 6s cheap jordan shoes north face black friday jordan retro 11 lebron 12 uggs cyber Monday deals louis vuitton outlet uggs cyber monday jordan 11 legend blue black infrared 6s black infrared 23 13s black infrared 6s black Friday beats by dre uggs black friday