ASSOCIAZIONE PER LA SCUOLA PUBBLICA DEL CANTONE E DEI COMUNI IN TICINO


Scuola pubblica, è buona teniamola


Condivido quanto ha scritto Mario Forni su LaRegione di venerdì 18 febbraio 2000. È da irresponsabili destabilizzare una scuola pubblica che funziona. Lasciamo le cose come sono, dunque. Che non significa, ovvio, rinunciare a migliorare la qualità di un servizio sempre perfettibile. Processo continuo, faticoso e necessariamente costoso. Vogliamo, con i sussidi dello Stato, favorire la scuola privata sottraendo risorse alla scuola pubblica? L'ipotesi sarebbe proponibile qualora fosse dimostrato che i mali del nostro sistema scolastico sono così vistosi e profondi da giustificare la “messa sul mercato” del pubblico in competizione con il privato: una sorta di castigo con l'idea, per altro balorda, che serva da incentivo. Ma la scuola pubblica è una buona scuola. Falso? Allora diteci quali gravi rimproveri potete muoverle oggi: al modo in cui è strutturata e organizzata, alla qualità dell'insegnamento a tutti i livelli. Chi può sostenere che la scuola privata - e quale? - è più efficiente, più umana, più attenta all'educazione (in senso lato) dell'uomo-allievo? Credo di non sbagliarmi affermando che la scuola pubblica è sempre più vissuta, in questo paese che privatizza anche l'etica, come spazio - forse l'ultimo - in cui ancora è possibile coltivare i valori contro i disvalori imperversanti attorno. Perciò dobbiamo tenercela ben stretta, difenderla senza compromessi.

D'accordo anche con Arnaldo Alberti, che sempre su LaRegione (lunedì 21.2.2000) scende in polemica con Mauro Dell'Ambrogio. Non occorre che riprenda le argomentazioni dell'Autore. Piuttosto mi sento di rincarare la dose portando la mia testimonianza di ex uomo di scuola. In parole schiette: il passaggio di Dell'Ambrogio negli alti uffici dipartimentali, in veste di segretario generale, fu una sventola. Appena insediato in quella funzione (del tutto inutile), si ritenne in diritto di screditare pubblicamente gli insegnanti. Più o meno nei termini, giustamente ripresi da Alberti, che usa oggi: maestri difensori a riccio dei loro diritti corporativi, conservatori, immobilisti, privilegiati, ecc. ecc. Con altri ebbi modo, pure pubblicamente, di disapprovare l'intervento offensivo e sfasato di quell'alto funzionario improvvisato e privilegiato: lui sì! L'irrequieto Dell'Ambrogio si eclissò ben presto per ricomparire segretario generale dell'USI, posto di lì a poco abbandonato per dirigere un complesso sanitario privato. Sempre in materia di scuola, il sindaco di Giubiasco Mauro Dell'Ambrogio, un paio di anni fa, lanciò l'idea-meteora di privatizzare la scuola materna comunale del suo borgo. Anche se non molto nitida, la sua strategia non è cambiata: mettere in concorrenza gli istituti-aziende, privatizzare il più possibile, tenere in sospetto i docenti del servizio pubblico scuola. In sostanza: portare disordine in un ordine che - vai a sapere perché - sembra dargli sui nervi. Padronissimo, ma non si aspetti solo abbracci.

 

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