Fa bene Manuele Bertoli a opporsi alla proposta avanzata da Alex Farinelli tesa ad estendere anche al bachelor (cioè i primi tre anni di studi universitari) il nuovo sistema di assegnazione delle borse di studio che prevede la possibilità di affiancare agli assegni di studio anche dei prestiti di studio.
Ma, dov’è andato a pescare questa idea Farinelli?
Nella riforma che il Parlamento cantonale ha votato nei primi mesi del 2015, approvando, alla quasi unanimità, il Messaggio del governo relativo alla nuova Legge sugli aiuti allo studio. È proprio con questa modifica legislativa che il governo proponeva di introdurre la possibilità di trasformare una parte (un terzo) dell’assegno per gli studi di master in prestito di studio.
Una proposta accolta da tutto l’arco parlamentare. Il rapporto della commissione porta la firma, come relatore, di Carlo Lepori, futuro presidente ad interim del Ps, così come quelle dei rappresentanti di tutti gli altri schieramenti politici.
Nel rapporto si spiega come “Un cambiamento di rilievo è la possibilità del frazionamento del sostegno agli studi al livello di master (art. 14 cpv. 2): «Le borse di studio per i richiedenti che seguono un master possono essere convertite fino a un massimo di un terzo in prestiti per decisione del Consiglio di Stato»”. Solo il deputato dell’Mps Matteo Pronzini si era apertamente pronunciato contro il rapporto in una breve dichiarazione di voto (la “procedura scritta” adottata dal GC per la discussione sul tema non gli permetteva di intervenire... ), motivando il suo voto contrario proprio con la presenza di questa misura relativa ai prestiti di studio.
Nel suo intervento Carlo Lepori si abbandonava ad un ottimismo assai ingenuo ricordando come la nuova legge “... prevede che per i corsi universitari sia possibile trasformare fino a un terzo del costo in un prestito e in questa legge tale possibilità è ristretta al master ed è già prevista come misura di risparmio del Preventivo 2015. Vista però l’importanza della formazione in un Cantone come il nostro, ci si augura che questa misura di risparmio sia introdotta solo in caso di vera necessità” (verbale del GC del 23 febbraio 2015).
Ora questa proposta “classista”, come l’ha definita su ‘laRegione’ di giovedì Manuele Bertoli al quale, purtroppo, si deve la responsabilità politica della sua introduzione (seppur solo nell’ambito dei master), si vorrebbe estenderla anche ai primi tre anni degli studi universitari.
Non sappiamo con quale obiettivo Bertoli abbia allora proposto tale misura nella nuova legge sull’aiuto agli studi. Speriamo solo che non sia stato nella logica, che ormai si è radicata da tempo all’interno della sinistra social-liberale, secondo la quale, di fronte ad un attacco della destra, la resistenza non può essere radicale, ma bisogna, alla fine, accontentarsi ed accettare, realisticamente, il “male minore”. È questa la logica che spesso ispira l’“opposizione” alla politica della destra. Ma, come abbiamo visto in questo caso, il male minore prepara quasi sempre la strada al peggio.
A questo atteggiamento se ne deve opporre uno fondato sulla difesa di principi politici e sociali che, in nessun caso, devono essere scalfiti. Poiché, come diceva qualcuno, da un graffio al pericolo di cancrena il passo è breve.