ASSOCIAZIONE PER LA SCUOLA PUBBLICA DEL CANTONE E DEI COMUNI IN TICINO


Scuola e famiglia, educare insieme (intervista a Manuele Bertoli)


Non molto tempo fa il suo predecessore ci ha raccontato che ad ogni inizio di anno scolastico era sempre impegnato con i media. Lei invece come ha trascorso la giornata di ieri?

In modo simile. Del resto mi sembra abbastanza normale che per il direttore del Dipartimento educazione cultura e sport (Decs) l’inizio dell’anno scolastico coincida con un momento di messa a giorno pubblica su quello che sta facendo la scuola. 

Si ricorda ancora del suo primo giorno di scuola?

Francamente poco. L’unica cosa che non ho dimenticato è che, dopo circa una mezz’ora, ho litigato con il mio compagno di banco.

Poi però lei ha fatto una carriera scolastica – immagino – brillante...

La definirei piuttosto una carriera da mediano. Alle elementari ricordo di aver preso una brutta nota in «lavoro manuale, disegno e  bella scrittura», perché ero un po’ disordinato. Al ginnasio ho invece avuto qualche problema in matematica. Poi alla magistrale ho addirittura rischiato di essere bocciato in seconda e anche all’università ho avuto qualche difficoltà al 1° anno. Per cui, parlare di una carriera scolastica brillante mi sembra esagerato.

Quest’anno inizia sotto il segno del suo «pacchetto scuola» che prevede 2 misure di cui si è già parlato molto: la riduzione del numero di allievi per classe e l’aumento dello stipendio dei docenti. Belle idee, ma come conciliarle con il deficit ultra-milionario messo a preventivo per il 2012?

Le misure di cui lei parla sono ipotesi di lavoro, che dovranno ancora seguire un ben preciso iter procedurale prima di essere eventualmente concretizzate, per cui affermare che l’anno inizia sotto il segno di questo pacchetto è perlomeno impreciso. Per quanto riguarda il deficit, beh... io credo che le nostre proposte siano delle priorità, perché rafforzano la scuola e la migliorano, e in quanto tali mi sembra ovvio che dovremo trovare i soldi.

Va però precisato che non sono le uniche «ipotesi di lavoro» attualmente pendenti...

Certo! Credo comunque che per le misure scolastiche, che tra l’altro hanno costi molto più contenuti di altre, si debbano trovare i soldi. Ricordo anche che resta inevasa un’iniziativa popolare sulla questione degli allievi per classe, alla quale dare una risposta se possibile condivisa, perché se si arriva al confronto popolare si rischia di riempirlo di sparate, che danneggerebbero la scuola.

Il pacchetto accenna anche a un modello di servizi parascolastici per le scuole comunali da realizzare in stretta collaborazione con il Cantone. Si vuole trasferire delle competenze dai Comuni al Cantone?

No, questo settore è e resta di competenza dei Comuni, come del resto ha deciso da molti anni la politica. Fatta questa premessa, va anche aggiunto che gli enti locali sono molto diversi tra loro e che si rischiano quindi delle disparità di trattamento tra allievi. Per evitarle, proponiamo di offrire ai Comuni il nostro aiuto per sviluppare questi servizi. Segnalo peraltro che almeno in parte stanno già cambiando da soli, perché gli amministratori locali sono abbastanza attivi su questo fronte. 

Non crede però che sarebbe forse più urgente rivedere l’orario e l’organizzazione delle scuole comunali in modo da adattarli alle mutate esigenze della società?

Come dipartimento riceviamo richieste molto diverse tra loro, per cui non ho progetti in cantiere sul tema, se non il doposcuola o le mense, di cui si parlava poc’anzi. Quest’ultimo servizio potrebbe tra l’altro risolvere almeno parzialmente un altro problema: i trasporti speciali. Mi spiego: da qualche anno è in vigore un’ordinanza federale che stabilisce che durante i trasporti speciali, come il tragitto casa-scuola, i ragazzi devono essere seduti e allacciati con la cintura. Questo ha aumentato di parecchio i costi ed è ovvio che se restassero in mensa a mezzogiorno si potrebbe risparmiare... Nell’attesa, in collaborazione con il Dipartimento del territorio, stiamo cercando di spostare questi trasporti su linee normali, dove paradossalmente non è obbligatorio stare seduti. 

Sul rapporto scuola-famiglia e sui rispettivi ruoli nell’educazione, secondo lei, dove finisce quello degli uni e comincia quello degli altri?

Fare un discorso generale è difficile, perché le famiglie sono molto diverse tra loro, in parte lo sono anche le scuole. È comunque chiaro che l’educazione è un compito che dobbiamo assolvere assieme. C’è ogni tanto un certo rimpallo di responsabilità tra gli uni e gli altri che secondo me non è positivo, ma mi auguro che si riesca ad avere un dialogo aperto e franco, in modo da delimitare il più possibile i rispettivi spazi. L’educazione dei ragazzi è il risultato di un insieme di cose che succedono a scuola e a casa. Se possibile, vorrei anche che si riuscisse a non più vedere la scuola come una prestazione dovuta perché si pagano le tasse, ma piuttosto come un’istituzione.

Intanto cresce l’inquietudine di famiglie che vedono i loro figli costretti ad adattarsi al ritmo di altri scolari meno dotati. Cosa fare su tale fronte?

C’è un’idea di fondo dietro a questa inquietudine che reputo sbagliata: si pensa infatti che se la scuola si occupa troppo dei più deboli automaticamente non si dedica ai più bravi e quindi che l’integrazione va a scapito della promozione dell’eccellenza. Penso invece che si possano e si debbano fare le due cose al tempo stesso: va trovata la giusta via per differenziare il processo formativo, in modo che ciascuno possa fare il proprio percorso secondo la propria velocità di crociera.

Sull’altro fronte, i Verdi sembrano intenzionati a rimettere in discussione il sistema dei livelli alle medie. Condivide?

Abolirli vuol dire fare certe scelte dopo la quarta media. Io penso invece che a 12 anni si possa cominciare a vedere un orientamento. Ciò detto se ne discuterà, anche se, lo ribadisco, hanno  una loro funzione e una loro logica. Vedremo quali saranno le valutazioni c he verranno fatte dalla politica.

Ricorre il decennale della votazione sul finanziamento pubblico della scuola privata. Cosa rispondere a chi continua ad affermare che un allievo di una scuola privata costa meno di un allievo della pubblica?

Intanto che i docenti delle scuole private appena possono cercano di passare alle scuole pubbliche. Credo poi anche che un paragone in questi termini sia estremamente errato: in verità abbiamo una scuola che costa meno che in altri Cantoni e probabilmente è solo per questioni di risorse se una serie di cose non hanno potuto essere sviluppate. 

In questi anni è stato fatto tutto il possibile per migliorare la qualità della scuola pubblica?

Rispondo da ex deputato: no, perché mi aspettavo una serie di investimenti che invece non sono stati fatti. Purtroppo la priorità della scuola è stata giudicata in modo insufficiente. Anche per questo credo sia giunto il momento di fare un passo in avanti. 

Cosa augura a chi da poche ore siede di nuovo ai banchi scolastici?

Un ottimo anno scolastico. Formulo anche un augurio ai docenti, la colonna portante della scuola: la loro professionalità, le loro capacità e il loro entusiasmo sono fondamentali. Infine, auguri alle famiglie; anche loro hanno un ruolo importante. Spero che insieme si possa riuscire a fare un buon lavoro.

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