Come ci si poteva ben aspettare, la tematica del finanziamento pubblico alla scuola privata sarà oggetto di voto popolare. Se da un lato c’è da essere soddisfatti, perché tale questione è finalmente uscita dalle nebbie del Gran Consiglio, all’interno delle quali si è tentato di tutto e di più pur di favorire l’accettazione di questo boccone indigesto da parte soprattutto del PLR, dall’altro occorre preoccuparsi perché i tempi, da adesso fino alla data della votazione, sono piuttosto stretti, e sarà di conseguenza più difficile organizzarsi.
In linea di massima la popolazione ticinese ha una buona opinione della scuola pubblica e della formazione da essa impartita, ma tuttavia occorre prestare attenzione a non cullarsi nella pericolosa illusione che questa tendenza alla fine emergerà automaticamente nel contesto dello scrutinio.
In particolare, è assolutamente necessario sviluppare una campagna rivolta non tanto ai cittadini appartenenti all’area di sinistra, i quali sono in pratica quasi completamente già convinti della necessità di non indebolire la scuola pubblica, quanto a chi ha posizioni più prossime al centro, vale a dire agli appartenenti alle frange moderate della popolazione.
È quindi importante comunicare con chiarezza alcuni concetti importanti e non impantanarsi in discussioni sterili o corporative : il discorso non è solo scolastico, ma fa parte di una chiara tendenza generalizzata, i cui risultati contribuiscono in tutti gli ambiti a dar luogo ad una limitazione dell’accesso alle opportunità per i più deboli.In primo luogo, di conseguenza, occorre sfatare con evidenza, non dando quindi nulla per scontato o acquisito (non tutti sono insegnanti o addetti ai lavori!), la credenza secondo la quale una libera concorrenza tra istituti scolastici condurrebbe ad un miglioramento dell’offerta formativa. A questo proposito occorrono esempi concreti, argomenti convincenti, cifre e testimonianze da opporre a chi avanza tale tesi, la quale è più pericolosa, si noti bene, di quella, tutto sommato retrograda, sostenuta dagli ambienti cattolici.
Quanto viene oggi proposto assomiglia in prospettiva anche fin troppo alla thermo-novela a cui abbiamo assistito fino a poco tempo fa, solo che qui non è in gioco lo smaltimento dei rifiuti, ma la garanzia del mantenimento di condizioni democratiche per l’accesso alla formazione. Se c’è qualcosa a cui occorre opporsi fermamente, è proprio l’idea di introdurre i ticket scolastici, le cui conseguenze devono essere esplicitate in modo molto chiaro, visto che non tutti ne hanno piena coscienza.In secondo luogo, specie con il mantenimento del controprogetto, un argomento subdolo che viene spesso avanzato è quello per cui, in fin dei conti questa scelta “moderata” sarebbe ideale, in quanto inciderebbe solo marginalmente sul bilancio della scuola pubblica.
Nella realtà, proprio come ad esempio avviene con l’IVA, nulla esclude che, dopo aver introdotto il concetto a mo’ di cavallo di Troia, i contributi previsti possano essere in un secondo tempo aumentati. Inoltre, l’opposizione anche al controprogetto non è dovuta ad uno sterile massimalismo, quanto alla ferma opposizione che deve essere mossa a qualsiasi tipo di riforma che in qualche modo sia espressione di una tendenza mirante all’istituzionalizzazione di forme di buono-scuola. Come si vede, anche in questo caso questo rimane l’aspetto principale contro il quale ci si deve battere.Infine, vi sono chiaramente altri argomenti sui quali ci si può soffermare. L’assurdità insita nella stessa idea della creazione di un mercato dell’educazione, oltretutto introdotto artificialmente; l’incongruenza di chi propone servizi già ampiamente e validamente garantiti da strutture pubbliche e nel contempo esige il finanziamento della propria attività; l’infingardaggine di coloro che pretendono che lo stato sovvenzioni istituti scolastici che dispensano un’educazione ideologicamente monocolore, e via di seguito.
Quella contro il finanziamento della scuola privata da parte dello stato è una battaglia dagli alti contenuti simbolici che non può assolutamente essere persa, e, come si è visto, non solo in funzione della difesa della scuola pubblica.
Ma, per vincere questa battaglia, è necessario che le organizzazioni sindacali e di categoria che si oppongono al finanziamento pubblico degli istituti privati prestino particolare attenzione ad alcuni temi: quello della presenza sugli organi di stampa cantonali, la quale deve essere assidua ed efficace, sia mediante articoli che con lettere ed interventi negli spazi riservati ai lettori; quello della preparazione e della scelta indovinata di chi prenderà parte agli interventi televisivi e radiofonici (un aspetto, questo, di importanza sempre più determinante); quello dell’organizzazione capillare di iniziative a livello locale.
Infine, starà agli insegnanti stessi darsi da fare, sia all’interno delle sedi scolastiche, che in tutti i possibili contatti con la cittadinanza : l’impegno personale è infatti qualcosa che non può assolutamente venire a mancare, vista la posta in gioco.
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