A cosa serve la scuola? È la domanda di non poco conto che Matteo Caratti pone d’entrata nell’editoriale di martedì scorso sulla scorta dello studio realizzato da Confederazione e Cantoni, secondo cui l’accesso alle scuole medie superiori è più facile per i figli dei benestanti in quanto possono beneficiare di lezioni private. Un’indubbia ingiustizia alla quale, secondo quanto asserito nell’articolo citato, dovrebbero ovviare da un lato i docenti, cercando di offrire a tutti le ‘medesime chance di successo’, e di riflesso le direzioni, tenute a valutare in questa prospettiva la bontà dei docenti magari chiedendo pareri sulle capacità didattiche degli insegnanti direttamente ai genitori. Soluzioni francamente sommarie e assai riduttive da cui emerge in primo luogo l’opinabile concezione di una scuola media propedeutica alle scuole medie superiori. Sarebbe quindi utile a questo proposito porsi altre domande: la scuola media deve essere finalizzata all’accesso alle scuole medie superiori? Non conseguire la maturità significa ‘professionalmente rimanere al palo’?
Una scelta consona alle capacità
La risposta a queste due questioni mi sembra ovvia conto tenuto delle finalità stesse della scuola media, che, soprattutto nel secondo biennio, dovrebbero concretizzarsi nell’orientare in maniera consapevole i ragazzi ad una scelta professionale o ad una scuola post-obbligatoria. Una scelta che dovrebbe essere consona ai talenti e alle capacità degli allievi. In quest’ottica i Consigli di classe (composti da una dozzina di docenti) dopo i due anni del ciclo di osservazione indirizzano i ragazzi, suggerendo loro (e alle famiglie) la scelta di corsi attitudinali o base (in tedesco e matematica) sulla scorta delle capacità evidenziate nei primi due anni del ciclo di osservazione. Tuttavia seguendo ambizioni a volte poco realistiche, non pochi genitori ignorano questi ponderati suggerimenti. In alcuni casi vengono infatti contestate le indicazioni della scuola chiedendo legittimamente deroghe per l’accesso ai corsi attitudinali e di conseguenza imponendo poi ai ragazzi lezioni private per poter poi garantire loro l’accesso all’agognata scuola media superiore. (Occorre ricordare che oltre un terzo dei ragazzi che hanno accesso alle scuole medie superiori non giungono alla maturità, e che l’attuale nostro sistema formativo consente comunque di giungere a una maturità di tipo professionale con l’eventuale successivo accesso a scuole universitarie.) Indubbiamente a monte di una siffatta mentalità dei genitori vi sono anche evidenti ragioni socio-economiche, ad esempio un mondo del lavoro (ma a volte anche scolastico-professionale) che tende sempre più a privilegiare e preferire allievi mediocri con i corsi attitudinali, (magari con un 3 in pagella), piuttosto che bravi allievi di corso base con il 5 o il 5,5.Scuola minata dall’esterno
Personalmente ritengo sia questo il nodo del problema, presente, non tanto all’interno della scuola pubblica, additata come principale responsabile di ingiustizie, ma all’esterno, in una realtà economico-sociale-professionale che preme e detta condizioni e priorità che ben poco hanno a che fare con la promozione e lo sviluppo armonico delle persone (…) (art. 2 Legge della scuola). Una realtà, questa, che si traduce spesso in una cultura che mina dall’esterno l’istituzione scuola screditandone quando fa comodo i principali operatori: i docenti, nel caso specifico, ritenuti responsabili di ambizioni genitoriali disattese e di onerose lezioni private. Genitori che non tenendo minimamente conto delle valutazioni e dei consigli degli addetti ai lavori in nome di ambizioni e/o proiezioni personali spingono i loro figli verso percorsi di studio che sovente si rivelano frustranti e fallimentari. Per contro direi, sulla scorta della mia ormai ventennale esperienza nella scuola pubblica, che di regola gli allievi più sereni sono invece quelli meno assillati dalle aspettative dei genitori, ragazzi che in maniera tranquilla scelgono un percorso professionale (o di studi) che più gli è consono e che più gli piace (diversi di questi giovani non provengono da famiglie benestanti e non hanno in genere seguito lezioni private…). Molti di questi li vedo oggi comunque inseriti e affermati nel mondo del la-voro grazie a percorsi professionali lineari e semplici, ed altri con percorsi più impegnativi sono approdati all’università. Questo significa rimanere al palo? Naturalmente risulta più semplice (semplicistico) additare il docente di turno quale causa dell'«insuccesso» del figlio, dimenticando che di questi presunti docenti scadenti ve ne sono ormai assai pochi, grazie anche agli indubbi sforzi di formazione e di accompagnamento messi in atto dal Dfa nel Master di abilitazione all’insegnamento, senza dimenticare il monitoraggio costante del Decs nei confronti di docenti incaricati e nominati, attraverso esperti di materia, direzioni e ispettorati. Lezioni private = docenti incapaci + direzioni e ispettorati distratti. Un’equazione che mette molti d’accordo ed evita di porsi delle questioni di fondo decisamente più pregnanti. Se vogliamo una scuola più efficiente, più efficace, più democratica occorre in primo luogo una volontà politica che metta in campo le risorse necessarie: meno alunni per classe per garantire una migliore differenziazione, più risorse per progetti di sede, per strumentazioni didattiche, per attività culturali e sportive. Un campanello d’allarme, quest’ultimo, fatto suonare a più riprese e in varie tonalità negli ultimi decenni da coloro che nella scuola lavorano e che nella scuola pubblica ancora credono. Un campanello regolarmente ignorato da molti politici, che preferiscono estemporanee ma altisonanti proposte su contenuti e attività che la scuola dovrebbe mettere in campo. Ultima in ordine di tempo la giornata obbligatoria sul volontariato, proposta che evidenzia ignoranza in materia (basterebbe sfogliare un qualsiasi rapporto di Gestione di una delle 35 scuole medie cantonali per rendersi conto che tali attività sono parte integrante di progetti e sensibilizzazioni in atto da anni nei vari istituti). Ma la campanella è già suonata, o meglio è già suonato il gong, quello dell’inizio di uno dei tanti round che ci porterà alle elezioni di primavera ed è questo oggi a far molto rumore… PS: proprio mentre scrivevo queste righe, si è presentato un giovane studente universitario, il quale a nome di un’associazione di studenti che aiutano studenti mi chiedeva la messa a disposizione a fine agosto 2015 di aule per lezioni private di recupero, destinate tra gli altri anche ad allievi delle elementari per prepararsi al meglio alla scuola media…. Al momento pare non siano ancora previste lezioni in tal senso per i bambini della scuola dell’infanzia. Ogni commento mi sembra super?uo… meno una certa inquietudine.