Il 2 dicembre scorso è stata introdotta, in forma elaborata, l’iniziativa parlamentare che chiede di sostituire, nella scuola pubblica, l’ora di religione, facoltativa, con l’insegnamento di un’ora di cultura religiosa obbligatoria per tutti gli allievi. La questione circolava da tempo, nata dalla constatazione del diffondersi dell’ignoranza religiosa.
Sul piano generale della cultura si tratta di un impoverimento da bocciatura agli esami. All’indomani della votazione del 18 febbraio 2001 sul finanziamento pubblico delle scuole private, l’Associazione per la difesa e il miglioramento della scuola dei Comuni e del Cantone ha istituito, sul tema, un gruppo di lavoro diretto da Mario Forni. Ne è scaturito un progetto, presentato alla conferenza stampa di Bellinzona dell’aprile scorso, ora tradotto da alcuni soci dell’associazione, membri del Gran Consiglio, in iniziativa parlamentare.
L’ignoranza religiosa non concerne soltanto le Chiese. Interessa tutta la società. Si rifletta sul ruolo che la religione gioca nella vita concreta di un popolo. La lettura religiosa della vita e del mondo ha origine nella notte dei tempi. Il lettore che si desse la briga di individuare i segni lasciati dalla religione in Occidente, capirebbe come la cultura, respirando la quale tutti noi in Ticino viviamo, sia impregnata di cristianesimo. Lo sono molte espressioni del linguaggio quotidiano, l’organizzazione settimanale del tempo, il calendario con le “ feste grandi” di Natale, Pasqua, Ascensione, Pentecoste. Lo è l’arte: dalla musica sacra all’architettura ( chiese, cattedrali), alla pittura, alla scultura, la letteratura.
Se è vero che, per capire il mondo nel quale viviamo, la conoscenza del cristianesimo è indispensabile, si può intuire il grado di impoverimento, in termini di comprensione della realtà, provocato dall’ignoranza religiosa.
La scuola ha il diritto- dovere di preoccuparsi, a partire dalla frequenza dell’ora di religione, vero nocciolo della questione.
L’abbandono da parte degli allievi inizia infatti già nella scuola media, per raggiungere una punta catastrofica, a quanto pare la peggiore in Europa, nel medio superiore ( siamo a due allievi su cento). Al gruppo di lavoro, l’unica strada percorribile è apparsa quella di rendere obbligatorio per tutti gli allievi l’insegnamento della religione. La cosa è possibile, ma alla condizione che non sia più di tipo confessionale. Se confessionale, entra infatti in gioco l’articolo costituzionale sulla libertà di coscienza, “ responsabile” del verificarsi della catastrofica frequenza ticinese dell’ora di religione. Se seguirà l’iniziativa parlamentare, lo Stato sarà costretto dalla Costituzione a prendere in mano lui l’insegnamento della religione. Dal cambiamento giuridicoistituzionale discenderanno alcuni corollari. Il primo è che la laicità dello Stato, fondamento della democrazia, non permette alla sua scuola scelte sul piano della fede.
L’insegnamento della religione dovrà, di conseguenza, essere di tipo culturale e non più catechetico.
Seconda conseguenza: lo Stato, in nome della laicità, deve rispetto a tutte le religioni. Nell’insegnamento di cultura religiosa tutte le religioni saranno meritevoli di considerazione. Alcune, anche di essere conosciute più da vicino. Religioni come l’induismo e il buddismo, nella cultura ticinese non hanno infatti lasciato tracce, per capire le quali sarebbe necessario conoscerle. Da questo profilo, la parte del leone l’ ha il cristianesimo. Attenzione sarà dedicata alle religioni che si affacciano con l’arrivo di immigrati da disparate parti del globo. Per capire il mondo nel quale i nuovi venuti si trovano catapultati dal destino, sarà utile per loro conoscere un po’ di cristianesimo. E per capire la loro visione del mondo, sarà necessario per noi conoscere in grandi linee la loro religione.
Terzo corollario: l’insegnamento della cultura religiosa farà maturare negli allievi la convinzione della necessità, per la convivenza pacifica dentro le nazioni e tra le nazioni, del più grande rispetto di tutte le religioni, senza prevaricazioni da parte di nessuno, senza la pretesa di tradurre visioni particolari in legge per tutti.
Quarto corollario: la scuola dimostrerà agli allievi che la sola strada per evitare il ripetersi dei dolorosi e insensati scontri armati in nome di Dio, sarà la coesistenza pacifica di tutte religioni.
Ultimo corollario, in successione logica, è l’educazione al profondo rispetto di chi, pur riconoscendosi cristiano sul piano culturale ( vale per noi occidentali), sul piano della fede non si identifica in nessuna religione, per cui si professa agnostico o ateo.
L’esito dell’iniziativa parlamentare, per quanto riguarda le Chiese dipenderà dalla loro disponibilità a rinunciare al diritto di organizzare l’ora di religione. Si tratta di un sacrificio che dovrebbe essere compensato dalla certezza che tutti gli allievi usciranno dalla scuola avendo seguito l’ora d’insegnamento di cultura religiosa. Sull’ignoranza religiosa non fiorisce né la cultura né la fede.