Dopo trentacinque anni di servizio nella scuola cantonale dal settembre scorso sono in pensione. Non sono quindi direttamente toccato dalla modifica della legge sull’orario dei docenti. E ciò nonostante mi sono profondamente indignato per la proposta del governo, per come è saltata fuori senza nemmeno una parvenza di negoziato con le associazioni sindacali, e ancor più per come è stata difesa, sostenuta e propagandata da parecchi politici, maschi e femmine.
Ma come proprio loro devono venire a dire a me e ai colleghi che si tratta di un sacrificio modesto? Ma quale competenza hanno per affermarlo? Hanno mai insegnato? Oggi pontificano sul lavoro dell’insegnante, esattamente come pretendono di giudicare i bisogni sociali di categorie di cui non condividono le difficoltà di vita quotidiane. Nel tentativo disperante di argomentare qualcosa che stia in piedi riescono bellamente a contraddirsi.
A cominciare dal governo che proclama ( Linee direttive) « il ruolo delicato e importante assunto dai docenti … nella realizzazione di un servizio scolastico di qualità » e ora li prende a pesci in faccia, o dal Beltraminelli municipale in Lugano ( Corriere del Ticino 11.5.04) che ricorda « le difficoltà per integrare gli allievi riservate ai docenti delle scuole dell’obbligo » e poi afferma che l’aumento « appare oggettivamente sostenibile » .
Vi danno fastidio le vacanze scolastiche? E riducetele, così anche i docenti lavoreranno di più.
Forse andrebbe ricordato che le 36,5 settimane di durata dell’anno scolastico derivano da un concordato intercantonale, non sono una invenzione degli insegnanti.
Si nasconde poi il costo sociale del provvedimento. I e le docenti attive, per motivi diversi – necessità familiari o parentali, di scelta, eccetera – a tempo ridotto ( credo siano quasi un terzo dei docenti cantonali) si vedranno ridotto lo stipendio già dimezzato di un bel 4 per cento.
Il governo accollando un’ora in più ai docenti a tempo pieno calcola di « risparmiare » ( le virgolette sono nel messaggio del Consiglio di Stato) circa 2.100 ore. Questo significa circa 88 posti di lavoro pieni nella scuola media, o se vogliamo, 75 posti a tempo pieno e 30 a metà tempo.
Si superano subito i 100 posti di lavoro. I posti di lavoro che spariranno per i nostri giovani laureati saranno certamente oltre un centinaio. Certo non si licenzierà nessuno. Perché – lo scrive cinicamente il messaggio del governo – « la presenza di un buon numero di docenti incaricati dovrebbe in ogni caso evitare una simile procedura ( di licenziamento) » . Anche questo va ricordato. A proposito di docenti privilegiati: ve ne sono di quelli che lavorano per anni nella scuola e a ogni fine anno scolastico non sanno se potranno continuare. L’incarico nella scuola è un obbrobrio giuridico, cioè una continua minaccia di essere lasciato a casa, non licenziato, il che darebbe pur diritto a qualche indennità.
Invito chi mi legge a votare NO al quesito cantonale numero 3 « orario d’insegnamento dei docenti cantonali » . Perché i docenti, che si possono e si devono criticare sul loro lavoro quando occorre, meritano lo stesso rispetto riservato due anni fa dai cittadini alla scuola pubblica, rispetto per il risultato del loro impegno complessivo, quella qualità della scuola ticinese che non può essere mantenuta con tagli e riduzioni di risorse.