La scuola obbligatoria è uno dei rari ambiti dove i Cantoni sono ancora sovrani e quindi il Dipartimento competente ha una grossa responsabilità nei risultati della scuola ed è evidentemente molto toccato dai confronti internazionali come quelli di PISA. In caso di esito molto negativo di PISA si dovrebbe pertanto rimettere in questione i politici alla testa dei dipartimenti cantonali o quantomeno indurli a proporre incisive riforme della scuola ( in ogni caso è molto più razionale che prendersela con i docenti). Infatti, le riforme in ambito scolastico, come in qualunque ambito, si fanno ispirandosi ai modelli vincenti, e non con il bricolage o con le esortazioni buonistiche. Uno di questi modelli vincenti è quello finlandese, recentemente illustrato da un vicerettore di liceo di Helsinki, il prof. Heikki Kotilainen, che ha effettuato una serie di conferenze nella Svizzera tedesca. Il professor Kotilainen in una sapida intervista alla Neue Luzerner Zeitung ( 27 maggio 2005) esclude innanzi tutto che il successo della scuola finlandese sia dovuto al fatto che gli allievi mangiano molto pesce. Spiega invece le caratteri- stiche di fondo del modello scolastico finlandese, che riassumo in quattro punti:
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il docente, che gode di un grande prestigio sociale, si concentra principalmente sull’insegnamento in classe, perché è appoggiato da altre importanti figure professionali specialistiche che si occupano dei problemi degli allievi ( in ogni scuola un’esperta di pedagogia sociale, una psicologa, una docente speciale, una figura religiosa) e da un numero variabile di assistenti che impartiscono lezioni individuali aggiuntive al 17% degli allievi ( lo scopo è di non lasciare indietro nessuno e di permettere a tutti gli allievi trai7ei 16 anni di raggiungere gli obiettivi scolastici);2
3 lingue straniere vengono progressivamente integrate nei programmi ( in 3a la prima, in 5a la seconda e in 7a la terza), due sono obbligatorie e la terza è facoltativa;3
il numero massimo degli allievi nella scuola di base arriva sino a 32 e nelle materie p rincipali è mediamente di 25 ( per il vicerettore questo numero elevato rimane un problema);4
la percentuale di stranieri nella popolazione scolastica finlandese è del 2%, il che significa avere 10 volte meno problemi interculturali e linguistici rispetto alla media svizzera e, assieme al tradizionale culto della lettura in voga in Finlandia, si riflette sulle competenze linguistiche degli allievi.Questi brevi elementi sono lo spunto per due domande sul sistema scolastico ticinese alla classe politica borghese, che impone tagli a destra e a sinistra. A furia di dare addosso all’immagine dei docenti e di caricarli di nuovi compiti e problemi non si sta segando irreparabilmente il ramo sul quale la scuola ticinese è seduta? Oltre a puntare sulle nuove tecnologie informatiche e sulle lingue straniere, non bisognerebbe investire in modo importante su figure professionali in grado di appoggiare il lavoro del docente in classe e di aiutare l’allievo a risolvere i suoi problemi scolastici e sociali? Segnalo che il 26 giugno 2002 avevo inoltrato una mozione « Per uno studio scientifico su alcuni elementi in grado di influenzare la qualità della scuola pubblica » , che stimolava il Dipartimento educazione a una riflessione globale. La mozione è senza risposta, ma i risultati ticinesi di PISA confermano la necessità di andare oltre il bricolage e di allargare gli orizzonti.