ASSOCIAZIONE PER LA SCUOLA PUBBLICA DEL CANTONE E DEI COMUNI IN TICINO


Cambiali in bianco a CL?


A volte, escono. Allo scoperto. Allora succede che si fanno vivi e ti cercano, ti telefonano a casa (all’ora di cena, per disturbare meglio) e si qualificano:
“Buonasera, sono di Comunione e Liberazione...”
A volte, escono. Allora succede che rinunciano al loro gioco preferito, quello a nascondino.
Rinunciano alle strategie, al rintanarsi dietro appellativi di facciata (“padre di famiglia”, “vicesindaco di…”).
“Buonasera, sono di CL…”. Succede di rado, e quando capita significa che sono alla ricerca affannosa di informazioni. Non ti conoscono, tu li critichi, e loro non sanno chi sei. E provano fastidio.
A volte, escono. Allo scoperto. Non ti trattano male, al massimo fanno della facile ironia, dimostrano l’arroganza di sempre.
Qualcuno di loro mi ricorda che “abbiamo anche noi due braccia, due gambe, una voce, come tutti”. Giusto. Ora, però, a qualche elettore ticinese interesserebbe sapere un po’di più su ciò che vi frulla in testa; voi ci chiedete il 18 febbraio prossimo un credito di fiducia, di sussidiare gli allievi delle vostre scuole.
Noi vi chiediamo, poiché non amiamo firmare cambiali in bianco, di presentarvi, con coraggio,
con nome-cognome-professione e di esporci le vostre idee, i vostri obiettivi: quale visione della vita
(quale Weltanschauung) vi contraddistingue, quali valori rappresentate, quale posto credete di riservare a chi non la pensa come voi? Quale scuola, quale educazione, per gli allievi dei vostri istituti?
Quale morale, quale etica? (Non quella, si spera, che vi consente, con leggerezza quasi insospettabile, di allearvi con Bignasca in un gioco di reciproci favori).
E quali ambizioni trasmettete nelle vostre scuole? Di potere, forse? O dobbiamo concludere che è soltanto casuale l’occupazione silenziosa, da parte vostra, dei cosiddetti “posti che contano”, persino all’interno di quell’ente pubblico verso il quale spesso non sembrate molto teneri?
Vedete, molte sono le domande che ci poniamo. Qualcuna sarà anche retorica, qualche altra macchiata dal pregiudizio; ma se nascono, questa retorica e questi pregiudizi nei vostri confronti, è anche perché scarseggiamo di risposte chiare e convincenti.

Ho criticato, cari ciellini, le vostre scuole (cfr. “La Regione” del 25.1. 2001). E continuo a farlo.
Ne critico l’isolamento programmatico, cercato, voluto e ottenuto; non l’incapacità, ma il rifiuto a misurarsi con le idee degli altri, l’idea balzana di coesione sociale che sta alla base stessa della creazione della vostra scuola: noi da una parte, gli altri dall’altra.
Ma più di tutto critico il fatto che, più o meno subdolamente, chiedete ai cittadini ticinesi, a tutti i cittadini ticinesi, di sovvenzionare in futuro i vostri allievi: di sovvenzionare chi per scelta, non per necessità, decide di isolarsi, di evitare l’incontro-scontro con l’altro: con chi ha e sa difendere opinioni diverse.
Noi sospettiamo che la vostra sia una scuola malata. Malata alla radice, poiché prefigura una società divisa, fondata sull’integralismo di pochi, di chi pretende di avere la Verità in tasca a dispetto degli altri.

Forse, cari ciellini, saprete convincere, avrete già convinto, la maggioranza dei ticinesi a votare SI all’iniziativa (o al controprogetto) il prossimo 18 febbraio. Per riuscirci di sicuro dovete, lo sapete, nascondervi ancora un pochino.
Per questo insisto, per questo vi trascino volentieri nel dibattito. Perché usciate. Allo scoperto.

Ai ticinesi di buona volontà, invece, chiedo, il 18 febbraio, di non nascondersi e di esprimersi con un doppio NO: NO due volte, poiché il controprogetto non è assolutamente un compromesso tra il SI e il NO all’iniziativa “per un’effettiva libertà di scelta della scuola”; il controprogetto è a tutti gli effetti un’iniziativa mascherata, e come tale, fumo negli occhi degli elettori. Nato velocemente come risposta alle insicurezze degli iniziativisti stessi (una sorte di paracadute, di rete per trapezisti), esso rappresenta il frutto del matrimonio tra alcune visioni liberiste applicate alla scuola e gli interessi di alcune cerchie di ispirazione cattolica e ha trovato nella signora Duca-Widmer una delle sue madrine; figura un po’patetica, ma interessante ed esemplare di certa classe politica, la Duca-Widmer, per questa frenesia che la contraddistingue soprattutto quando si occupa di scuola, con le sue ricettine facili e pronto-uso all’insegna del”tutti siamo stati un giorno a scuola e quindi tutti ne capiamo a sufficienza.”
Peccato che l’azione dei politici che appartengono a questa categoria, eletti in Gran Consiglio dal popolo, miri innanzi tutto a smantellare la scuola pubblica frequentata dal 95% della popolazione invece che a salvaguardarla nell’interesse comune. Peccato davvero. E allora, in risposta, due NO: per la mia, la nostra scuola. Per una scuola di qualità di tutti e per tutti.

 

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