Se è vero che l'insegnamento attira ancora molti giovani, come ha sottolineato il Consiglio di Stato nell'incontro con i sindacati il 19 settembre, la loro motivazione non dura però a lungo. Non servono grossi sforzi per accertarlo, basta parlare apertamente con alcuni di loro. Sulla professione gravano infatti ormai da tempo oneri sempre maggiori sia a livello di formazione che di compiti richiesti. E come vengono ricompensati? Da un lato i docenti vengono additati come classe privilegiata e vedono un crescente deterioramento del riconoscimento sociale, dall'altra sono colpiti da un costante taglio dei salari ed operano in condizioni di lavoro decisamente sotto la media svizzera.
I dati delle statistiche sono chiari e lampanti. Rispetto al resto della Svizzera, il Ticino conta il maggior numero di allievi per classe in tutti gli ordini di scuola ed è ultimo a livello salariale nelle scuole comunali e post-obbligatorie. Una classifica che non rende onore agli sforzi intrapresi per raggiungere un insegnamento di qualità, alle ore nel tempo libero usate per formarsi, per portare gli allievi in passeggiata, per ascoltare i problemi di ragazzi e genitori.
E ora il Consiglio di Stato chiede ai docenti di passare alla cassa per risolvere una situazione finanziaria strutturalmente malata: ossia il deficit milionario che si prospetta per il Cantone l'anno prossimo (e quelli dopo ancora), frutto di sgravi fiscali senza rete effettuati nel passato e di una cattiva ripartizione di compiti ed oneri tra Cantone e Comuni. Invece di trovare una soluzione strutturale ai problemi finanziari, il Governo, pochi mesi dopo aver creato con il sindacato dei tavoli di lavoro per l'adeguamento delle retribuzioni nelle scuole, ha preso una decisione sconcertante: un taglio generale degli stipendi del 2% per tutta l'Amministrazione cantonale, i docenti comunali e cantonali, nonché per i contributi destinati agli enti sussidiati. Le modalità e la durata del contributo di risanamento (il quinto negli ultimi 15 anni) non sono state però ancora chiarite.
La classe politica fatica a dare risposte a lavoratori oberati di obblighi e compiti, lasciando che si sentano sempre più soli nell'affrontare non soltanto i problemi della propria professione, ma anche quelli del Cantone. Ricordiamo poi che le questioni ancora aperte per avere una scuola di qualità sono molte: la richiesta di una classe salariale in più per tutti i docenti non è stata presa in considerazione, la parificazione salariale dei docenti di scuola dell'infanzia con refezione e quelli di scuola elementare slittata all'anno prossimo, come pure la diminuzione del numero di allievi per classe. Misure che seppur con un costo, sono ormai indispensabili se si vuole ridare smalto alla professione e contribuire alla motivazione degli insegnanti, a favore di una scuola sulla quale vengono scaricati sempre più problemi da parte delle famiglie in difficoltà e dalla società.
È per far sentire la voce di dipendenti e docenti e chiedere soluzioni che garantiscano il riconoscimento dei docenti e dei funzionari amministrativi, che il sindacato VPOD ha organizzato il 3 ottobre in Piazza Governo a Bellinzona la manifestazione a difesa dei salari e delle casse pensioni.