Da che, per risultato elettorale e scelta politica interna al governo, la direzione del Decs è passata in mani socialiste, i toni delle discussioni attorno alla scuola han preso una scala stonata.
Che di istruzione in Ticino si debba parlare è innegabile. Lo si fa da tempo, sebbene fino a tre anni fa le posizioni degli schieramenti politici fossero assai diversi. Peraltro nulla è più sbagliato del dare all’insegnamento una valenza partitica, del valutare con occhi non neutrali la situazione e le speranze di un settore fondamentale per la nostra realtà presente e futura.
Inquieta, noi liberali radicali, che proprio dal Plr giungano commenti che sbatacchiano la scuola fra le mura delle segreterie di partito, con rivendicazioni di “buonsenso” salvasettore “liberalpipidino” (cfr. OL 21.4.14). Preoccupa che dai banchi del Gran Consiglio giungano ingerenze nelle scelte didattiche plebiscitate per partito preso e non per approfondimento dei temi. Fanno riflettere i commenti a mezzo stampa sull’aumento della “paga dei docenti” e sui genitori che si lascerebbero “accattivare” dagli slogan “della sinistra”, “a torto” indotti a credere, poveri stolti, che la diminuzione del numero degli allievi per classe “sia la soluzione dei presunti mali della scuola comunale”.
La storia è un’altra!
La storia dell’istruzione in Ticino è un’altra: è quella fatta di indipendenza di pensiero, di primato del pubblico, di integrazione, di adattamento alle esigenze del mondo del lavoro e della formazione postobbligatoria. È una storia di fransciniana impostazione in cui proprio l’area di stampo liberale aveva messo con forza i paletti a limitare quella conservatrice. L’alleanza spuria nata in questi tre anni fra Plr e Ppd in tema scolastico fa riflettere, non in bene, una larga parte proprio dei liberali radicali che nella scuola sono implicati. Fingere che non vi sia un disorientamento fra i docenti proprio di questa area sarebbe un errore storico. Sono quelli che dell’insegnamento han fatto la loro ragione di vita, una scelta che non si concretizza nel salario a cui l’arte magistrale conduce, ma nel desiderio e nella passione che scaturiscono dal trasmettere conoscenze e sapere alle future generazioni.
Tanti i cantieri aperti
Sono molti i cantieri aperti attorno alla scuola: dal tanto vituperato numero di allievi per classi, alla riforma 4 della scuola media, dagli altrettanto tanto misconosciuti corsi Attitudinali e Base (impropriamente chiamati livelli), alla necessità di continuare a garantire una scuola inclusiva e non esclusiva, all’importanza di saper offrire servizi parascolastici adatti alle nuove esigenze della società. E qui, consentitecelo, val la pena richiamare un appello fatto in occasione di un incontro promosso proprio dal Plr con la Direttrice della Segreteria di Stato per l’economia, Marie-Gabrielle Ineichen-Fleisch, interrogata sulle disparità tutt’ora presenti nelle possibilità di carriera di uomini e donne. Per lei, che certo non rappresenta né lavora per la sinistra, la soluzione è una e solo una: “Mettere a disposizione tutte quelle strutture che consentano ad una donna di gestire lavoro e famiglia. Asili nido, mense scolastiche, servizi pre e dopo scuola”. Anche su questo argomento i ticinesi saranno chiamati a pronunciarsi fra qualche mese ma le scaramucce aprioristiche tra fazioni son già tristemente iniziate. Purtroppo ostinarsi a monetizzare o dogmatizzare la formazione è un errore che pagheranno le generazioni future.