Il 17 febbraio scorso il Gran Consiglio ha approvato, con 46 voti favorevoli, 16 contrari, 2 astensioni e ben 26 assenti, l’adesione del Ticino al concordato HarmoS sull'armonizzazione della scuola obbligatoria. Sono convinto che molti, come me, si sono espressi a favore non certo con entusiasmo, ma tenendo presente che in ambito nazionale il concordato rappresenta un indubbio progresso. Ricordiamo che la VPOD svizzera lo ha sostenuto senza riserve.
Le opposizioni sono giunte da destra, analogamente a quanto accade oltre Gottardo dove l’UDC combatte il concordato a suon di referendum, cavalcando principalmente due argomenti: l’inizio dell’obbligo scolastico a 4 anni e l’aumento dell’offerta di strutture diurne (mense e doposcuola). Anche in Ticino un referendum non è escluso.
Da noi l’inizio della scolarità a 4 anni non crea problemi, semmai si dovrà potenziare ulteriormente la possibilità di poter accedere alla SI a 3 anni. Invece molto resta da fare nell’ambito dei servizi parascolastici e con HarmoS abbiamo un argomento in più per far pressione sulle autorità cantonali e comunali.
La prima versione del concordato proponeva uno sconvolgimento del nostro sistema scolastico tale da indurre a un secco rifiuto. Le corali proteste hanno però convinto anche i signori della CDPE (Conferenza di Direttori della Pubblica Educazione) a fare marcia indietro e concedere una deroga al Ticino.
Restano ancora due punti critici, uno di carattere normativo e uno che tocca i contenuti della scuola.
Il primo si riferisce alla data di nascita entro il 31 luglio per poter iniziare la scuola, mentre in Ticino tale data è fissata al 31 dicembre. Questa eccessiva rigidità della CDPE potrebbe generare problemi di organizzazione delle sedi comunali, per cui è necessario che il DECS insista per ottenere una maggiore flessibilità.
Il secondo concerne gli standard e più in generale la valutazione del sistema educativo. Va detto prima di tutto che il concordato precisa chiaramente che l’armonizzazione dei piani di studio e il coordinamento dei mezzi d’insegnamento sono garantiti a livello delle regioni linguistiche. In secondo luogo, anche senza l’adesione, gli standard ci sarebbero in un modo o nell’altro imposti lo stesso, per cui è meglio poter partecipare alla loro definizione come in effetti stanno già facendo alcuni nostri delegati nelle apposite commissioni.
Toccherà al DECS, agli operatori scolastici e a tutti noi evitare che la scuola si appiattisca su concezioni tecnocratiche basate sul “saper fare” piuttosto che sul “sapere” e il “saper essere”, tenendo presente che, anche con HarmoS, obiettivi, programmi e metodi della nostra scuola non devono essere dettati dalle scuole politecniche e nemmeno dalla CDPE.