Nel corso della prossima sessione di marzo il Gran Consiglio metterà la parola fine alla storia di uno dei più importanti istituti scolastici del nostro Cantone. Il Parlamento discuterà, e certamente approverà, l’integrazione dell’Alta Scuola Pedagogica (ASP) nella Scuola Universitaria Professionale (SUPSI).
La Scuola Magistrale Cantonale fu istituita nel 1873 con sede dapprima a Pollegio e dal 1878 nell’ex convento dei cappuccini a Locarno.
Da allora questa scuola, sempre gestita direttamente dallo Stato ha formato migliaia di maestre e maestri che, nelle nostra scuola pubblica, hanno insegnato a “leggere, scrivere e far di conto”, ma anche a conoscere il nostro paese e le sue tradizioni a molte generazioni di Ticinesi e di immigrati.
Proprio per la peculiarità di avere come preciso mandato la formazione dei docenti, la Scuola Magistrale è sempre stata oggetto di particolare attenzione da parte del mondo politico e dell’opinione pubblica. E più volte è stata al centro di accesi dibattiti per eventi di rilievo che vi si sono svolti, in particolare in occasione dei moti studenteschi del 1968 che hanno lasciato un segno indelebile nella società e nella scuola ticinese. Infatti è proprio da quel momento che è iniziato un periodo di ripensamento di tutto il sistema scolastico che ha fatto progredire la democratizzazione degli studi e avviato parecchie riforme, tra cui, la più importante, l’istituzione della Scuola Media. Anche la Magistrale si è evoluta diventando dapprima post liceale nel 1986 e in seguito di livello accademico, nel 2002, con l’istituzione dell’ASP. Ha pure assunto nuovi compiti quali l’aggiornamento e la formazione pedagogica dei docenti del settore secondario, ma rimanendo sempre sotto gestione statale.
Recentemente l’ASP ha incontrato alcune difficoltà in relazione al riconoscimento dei corsi di abilitazione all’insegnamento secondario e all’insufficiente livello della ricerca. Per risolvere questi problemi, acuiti almeno in parte anche da una mai sopita rivalità tra la divisione della scuola e quella degli studi universitari, invece di studiare un rafforzamento dell’ASP nell’ambito di una più attiva collaborazione con istituti universitari non solo cantonali, si propone ora l’integrazione pura e semplice nella SUPSI.
Così, a partire dal settembre 2009, l’ASP cambierà drasticamente statuto e sarà appaltata alla SUPSI tramite un contratto di prestazione. Si tratta, così ci è stato detto, di una “revisione dei compiti dello Stato”, ma sarebbe meglio ammettere francamente che siamo di fronte a una prima, pericolosa breccia praticata all’istituto della scuola pubblica, anche se tramite il contratto di prestazione rimane un certo controllo statale e nel decreto legislativo sono state inserite alcune clausole per assicurare in particolare una continuazione dell’attuale collaborazione con le scuole del territorio. È pure innegabile che la SUPSI sia una scuola di valore che si è conquistata in pochi anni un notevole prestigio ma, a mio modo di vedere, ciò non basta: l’integrazione dell’ASP nella SUPSI costituisce una perdita irrimediabile per la scuola pubblica nel senso che la formazione delle maestre e dei maestri non sarà più un compito primario dello Stato. Resto convinto che si potevano trovare soluzioni migliori e meno drastiche per cui non appoggerò questa riforma che decreta la fine della Scuola Magistrale Cantonale.