Le autorità scolastiche del Ticino fanno bene a valutare con prudenza le conclusioni dell'inchiesta PISA che, anche questa volta, collocano i risultati conseguiti da allievi ticinesi in coda alla graduatoria svizzera. La scuola ticinese è una buona scuola. Lo conferma l'insieme della formazione, lo confermano recenti studi e lo conferma l'apprezzamento generale di cui gode presso l'opinione pubblica. Questo non significa che la nostra scuola non abbia bisogno d'essere costantemente migliorata, tenendo pure conto delle indicazioni fornite dall'inchiesta PISA. La nostra scuola dell'obbligo si dimostra in grado di accompagnare l'adolescente e il giovane attraverso le varie fasi di sviluppo della personalità. Non è una scuola selettiva perché giustamente la scuola dell'obbligo deve fare il possibile per non emarginare nessuno.
Esistono però studi che segnalano una tendenza maggioritaria favorevole a una scuola media moderatamente selettiva che ricorra maggiormente alla pratica della bocciatura. Ribadito il concetto dei rischi insiti nella selettività scolastica precoce, il discorso potrebbe farsi diverso riguardo alle note che, al termine della scuola media, aprono automaticamente l'accesso al liceo. Uno degli obiettivi della scuola media è coadiuvare il ragazzo, anche attraverso l'assegnazione delle note, a capire quale possa essere per lui il percorso formativo meglio adatto da intraprendere dopo il ciclo dell'obbligo. Purtroppo una percentuale per nulla trascurabile di ragazze e ragazzi, al termine della scuola media, non opera scelta alcuna, con il rischio d'essere persa di vista dalle stesse strutture che seguono la formazione professionale, rispettivamente tutti gli altri curricoli di scuola. Sicuramente sotto tale punto di vista si impone una migliore linea di collegamento tra la scuola, i servizi di orientamento, le famiglie e persino con lo stesso mondo del lavoro, pensando in particolare alle formazioni duali tramite tirocinio.
Sulla stampa ticinese è in corso da qualche tempo - non è comunque la prima volta - un vivace dibattito sulla scuola, l anciato in parte dalla stimolante giornata promossa lo scorso 26 novembre presso l'Università di Lugano dall'Associazione Società Civile della Svizzera italiana. Al dibattito prendono parte parecchi docenti. Fra i molti temi di interesse, colpisce una certa loro preoccupazione segnatamente sul rispetto delle regole nell'ambito della comunità scolastica. Sembra di capire che per il docente non è cosa facile ottenere da tutti gli allievi un corretto approccio alle regole di comportamento. Un aiuto pare tuttavia giungere dalle famiglie che, stando al sondaggio presentato nella giornata all'USI, condividerebbero nella misura dell'82% il codice di comportamento richiesto dalla scuola.
La figura del docente è fondamentale per una buona scuola ed è perciò indispensabile che il docente disponga di condizioni adatte per svolgere la sua delicata funzione, non solo di divulgatore di nozioni, ma di persona in cui l'allievo trova un punto di riferimento. È vero quanto si afferma e cioè che il docente insegna molto, proprio attraverso la sua personalità. La scuola ticinese vanta un corpo docente appassionato e competente, che lo stesso capo del Dipartimento Manuele Bertoli ha detto di ritenere meritevole non solo di elogi, ma pure di un trattamento normativo e retributivo da rivalorizzare. Ci sarà modo di discutere ancora parecchio della nostra scuola. Sono infatti pendenti due iniziative popolari sulle quali si pronuncerà dapprima il Gran Consiglio e poi, se del caso, il popolo.