Passati Carnevali e san Valentini, l’Associazione per la scuola pubblica si permette di rammentare che il 18 febbraio 2002 cade il primo anniversario della votazione, con la quale il popolo ticinese ha bocciato la richiesta di sussidiare tutte le famiglie che mandano figli alle scuole private.
Dopo quella vittoria (74.6% contro 25.4% dei voti espressi) il popolo ticinese può dire della propria scuola ciò che il dantesco Farinata dice della sua Firenze: “Ma fui io solo (…) colui che la difesi a viso aperto.”
Se non ci inganniamo, la grande riuscita di quella difesa ha modificato il rapporto dei Ticinesi con la loro scuola: se prima la sentivano come una delle tante istituzioni statali, imposta dall’alto, forse un po’ fredda e distante, adesso la sentono davvero come un gioiello di famiglia, del quale si sono pienamente appropriati e sul quale intendono vegliare.
Non dubitiamo che si mostreranno anche più esigenti nel pretendere che gli addetti ai lavori, autorità, docenti, genitori e allievi, adempiano il rispettivo compito con il massimo impegno. Saranno inoltre meno propensi ad accettare il ricorrente gioco delle restrizioni finanziarie imposte dal Cantone, che si traducono poi in disagi interni alla scuola, in aggravi a sorpresa per i Comuni e le famiglie, in riduzioni di prestazioni, ecc.
Il popolo ticinese ha dimostrato di volere una scuola pubblica efficiente e aggiornata, com’è più che mai necessario in tempi come i nostri, di mutamenti impetuosi e di disorientamenti diffusi; uno strumento affidabile di istruzione e di educazione per tutti, adeguato ai bisogni sempre nuovi dei giovani e della compagine sociale; un fattore di integrazione e di coesione in una società di per sé composita e non di rado centrifuga.
Facciamo voti affinché la volontà espressa dai Ticinesi con quel voto venga rispettata da tutti per il bene della gioventù e per la prosperità anche futura del paese.