ASSOCIAZIONE PER LA SCUOLA PUBBLICA DEL CANTONE E DEI COMUNI IN TICINO

Interventi in merito all'iniziativa "Rafforziamo la scuola media - Per il futuro dei nostri giovani"


F. Gehring 03-06-16
A. Merlini 01-06-16
A. Lucchini 01-06-16
F. Cavalli 25-05-16
L. Cortesi 21-05-16
R. Ghisletta 26-03-15
G. Pestoni 09-03-15

 

È GIUSTO INVESTIRE NELLA SCUOLA
Françoise Gehring
Corriere del Ticino, 3 giugno 2016

Tutti di noi abbiamo davanti agli occhi Malala, la giovane pakistana assurta ad emblema di resistenza contro la violenza e l’oscurantismo dei talebani. Malala Yousafzai, la più giovane vincitrice del premio Nobel per la Pace, ha detto: «Un bambino, un maestro, una penna e un libro possono fare la differenza e cambiare il mondo.

L’istruzione è la sola soluzione ai mali del mondo. L’istruzione potrà salvare il mondo». L’istruzione e l’educazione sono davvero il bene più prezioso. Lo è negli angoli remoti del pianeta, dove va rivendicato con forza. Ma vale anche in questa parte di mondo, dove educazione e istruzione sono date per scontate. Valori indiscussi che proprio per questo possono e devono essere migliori per assicurare un futuro alle giovani generazioni. Ed è quello che si prefigge l’iniziativa popolare «Rafforziamo la scuola media, per il futuro dei nostri giovani». Una scuola media rafforzata è un investimento basilare per tutti, che farà risparmiare ingenti spese alle famiglie, al Cantone e ai Comuni. Basti pensare ai costi della disoccupazione giovanile, alla situazione dei giovani in assistenza e a tutti i costi generati dall’insuccesso scolastico degli allievi delle scuole medie. È una realtà su cui non si può chiudere gli occhi. Perché chiuderli equivarrebbe ad ipotecare pesantemente il futuro dei nostri e delle nostre giovani. È assolutamente necessario un cambio di passo, investendo energie e risorse in modo intelligente nel futuro, guardando avanti con coraggio. Quel coraggio che anima come un fuoco sacro Malala, ma che spesso manca alle nostre società, troppo abituate ad amministrare il dovuto e meno pronte a grandi visioni. Certo i due mondi sono distanti, ma la sfida della formazione dei giovani non conosce confini, è un valore universale e deve rimanere una priorità per tutti. L’iniziativa in votazione del 5 giugno rappresenta, con la sue proposte concrete e sostenibili, un passo nella giusta direzione.

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SCUOLE MEDIE MIGLIORI, PERCHÉ SÌ
Adriano Merlini
laRegione, 1 giugno 2016

Solitamente se il dentista mi suggerisce un’otturazione lo assecondo, se il gommista mi sollecita il cambio dei copertoni usurati ottempero, e pago il costo dell’operazione perché mi fido dei professionisti.
Potrei invece pensare di saperne più di loro e quasi sicuramente sbaglierei, trovandomi con una bocca rovinata e rischiando l’incidente stradale. Economicamente sarebbe un disastro: avrei risparmiato sul breve periodo solo per dover pagare molto di più in seguito.
Perché allora i nostri parlamentari, a maggioranza, hanno rifiutato la diminuzione del numero di allievi per classe nelle scuole del Cantone, misura prioritaria ed urgente sostenuta dalle associazioni dei docenti, dagli esperti dipartimentali e dagli studi scientifici internazionali? Non bastano forse il semplice buonsenso e l’esperienza per capire che il singolo è meglio seguito in un gruppo di taglia ridotta? Ai corsi di cucina, di lingua, sportivi, il costo diminuisce all’aumentare dei partecipanti, ma tutti sappiamo che anche l’attenzione e lo spazio che il singolo riuscirà a ritagliarsi diminuirà di conseguenza.
Perché negare i servizi parascolastici quali mense e doposcuola, quando le esigenze della società in questo senso sono lampanti, come testimonia anche il recentissimo studio commissionato dalla Commissione federale di coordinamento per le questioni familiari? In Ticino nella metà (48%) delle coppie con figli entrambi i genitori lavorano (sovente per necessità economica, altre per libera scelta), un dato che aumenta ulteriormente (57%) per le numerosissime famiglie monoparentali. Eppure dici famiglia e molti pensano ancora alla Piccola casa nella prateria. Non si tratta di esprimere giudizi, bensì di rispondere a delle esigenze reali e pressanti dei cittadini.
Malgrado le promesse elettorali, la maggioranza del Parlamento cantonale ha voltato le spalle alla scuola. È dunque fondamentale che la società riorienti le priorità dei nostri politici, sostenendo in modo convinto l’iniziativa popolare denominata «Rafforziamo la Scuola media – Per il futuro dei nostri giovani» su cui si vota il 5 giugno. Oltre alla diminuzione del numero di allievi per classe, alla generalizzazione delle mense e del doposcuola, permetterebbe di migliorare l’orientamento professionale alla fine dell’obbligo scolastico: si potranno così evitare moltissime scelte sbagliate, generatrici di frustrazioni, perdite di tempo (anni!) e sprechi economici sia per gli studenti e le loro famiglie sia per lo Stato erogatore di istruzione e dunque per noi tutti che lo finanziamo tramite le imposte.
Concludo con un’ovvietà: la qualità dell’istruzione e dell’educazione ha un costo, ma è un investimento che farà risparmiare milioni di franchi sui costi ben più elevati generati dall’ignoranza e dall’inciviltà.

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PER IL FUTURO DEI NOSTRI GIOVANI
Alessandro Lucchini
Corriere del Ticino, 1 giugno 2016

L’iniziativa popolare «Rafforziamo la scuola media – Per il futuro dei nostri giovani» rappresenta un concreto passo avanti nell’ottica di un miglioramento delle condizioni di studio e della qualità dell’educazione pubblica obbligatoria, soprattutto dopo anni in cui invece, in ambito scolastico, siamo soliti a parlare, in un modo o in un altro, di tagli. Ma non è solo una questione di soldi: è anche l’uguaglianza di possibilità ad essere tagliata! L’origine sociale o migratoria degli scolari comporta sensibili differenze nella formazione scelta dopo la scuola dell’obbligo, cioè influisce sul proprio futuro professionale. A rilevarlo è un’analisi dell’Ufficio federale di statistica. Non è una novità: lo stesso Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport ha già più volte tirato il campanello d’allarme in passato e anche gli studenti del SISA avevano denunciato – dati statistici e studi empirici alla mano – situazioni di selezione di tipo sociale nella scuola che non garantiscono quell’uguaglianza sostanziale che dovrebbe esserci di fronte al diritto allo studio. Diritto allo studio e uguaglianza di possibilità che, vale la pena ricordarlo, sono alla base della riforma che istituì la scuola media unica. Il Consiglio di Stato nel 1985 scriveva che la scuola media doveva «assicurare, soprattutto ai ceti meno privilegiati, una formazione culturale più ampia e un corredo di conoscenze più ricco di quello dato alla scuola maggiore; (…) posticipare le scelte d’orientamento a un’età più avanzata; favorire le scelte d’orientamento in funzione delle reali attitudini, senza discriminazioni d’origine sociale o ambientale». L’iniziativa popolare che voteremo il 5 giugno non si pone obiettivi mirabolanti, si limita a consolidare gli obiettivi posti dal Consiglio di Stato a suo tempo, proponendo di incidere maggiormente su questioni che chi vive quotidianamente la scuola ben conosce.
L’iniziativa garantisce il principio della gratuità della scuola media sia per quanto concerne il materiale scolastico sia per quanto riguarda i trasporti. Sappiamo tutti che è proprio la scuola dell’obbligo a dover contribuire ad appianare le discriminazioni che la società invece spesso esaspera. Per farlo la scuola deve avere i mezzi: un investimento nel futuro di questo Paese! I contrari giudicano tale misure come un «desiderio di tipo sociale» che non andrebbe inserito nella legislazione scolastica: è una scusa formalista, quando tutti vedono benissimo che, oggi più che mai, i due ambiti – quello educativo e quello sociale – non possono facilmente essere disgiunti.
Un altro degli obiettivi principali dell’iniziativa è quello di diminuire da 25 a 20 il numero massimo di allievi per classe. In passato alcuni esponenti del DECS dichiaravano che aumentare fino a 30 tale limite non avrebbe comportato rischi per la qualità dell’insegnamento. Imbarazzante! Classi e sedi scolastiche meno sovraffollate non sono semplicemente un «desiderio sociale», costituiscono bensì una migliore possibilità di seguire gli allievi da un punto di vista pedagogico e di conseguire al meglio gli obiettivi didattici.
Se riconosciamo nella scuola anche un utile e necessario elemento di coesione e di comunità, ecco che l’iniziativa ha il merito di affrontare anche questioni centrali ma spesso banalizzate come quelle relative a refezione, biblioteche e l’utilizzo da parte dei ragazzi degli spazi scolastici per i loro momenti di aggregazione.
Tutti si dicono a favore della scuola, tutti si dicono a favore del potenziamento della formazione dei giovani, ma poi manca sempre e da anni il coraggio politico di voler fare un investimento completo su una delle componenti più importanti e più trascurate del sistema formativo del nostro Cantone. Votare sì all’iniziativa «Rafforziamo la scuola media – Per il futuro dei nostri giovani» significa sostenere il diritto dello studio, la scuola pubblica ticinese e quei principi certamente anche sociali che stavano alla base dell’istituzione stessa della scuola media unica tanti anni orsono.

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LA SCUOLA MEDIA CHE VERRÀ
Francesco Cavalli
Corriere del Ticino, 25 maggio 2016

Il prossimo 5 giugno si voterà (anzi si sta già votando) anche sull’iniziativa «Rafforziamo la scuola media – Per il futuro dei nostri giovani», tema che sembra un po’ messo in ombra da altri più dibattuti. Eppure è molto importante.

Dopo che l’iniziativa parallela sulle scuole comunali è stata respinta di strettissima misura il 28 settembre 2014, ai ticinesi si presenta un’altra occasione per ribadire il principio che nella formazione dei nostri giovani non bisogna risparmiare, ma investire di più. Un concetto su cui, almeno in teoria, sembrano concordare in molti. Ma spesso ci si ferma qui. Infatti se è vero che in occasione delle campagne elettorali tutti sostengono l’importanza della formazione a ogni livello, è altrettanto vero che gli eletti non sempre portano avanti con coerenza quanto promesso agli elettori.

A partire dalla metà degli anni novanta il Cantone ha giustamente investito parecchio nel settore degli studi accademici. Purtroppo ciò ha fatto passare un po’ in secondo piano le esigenze degli altri settori scolastici, nonostante il chiaro verdetto popolare del 18 febbraio 2001 a favore della scuola pubblica. Di conseguenza a quest’ultima sono venute a mancare importanti risorse, come dimostrano impietosamente i dati pubblicati dall’Ufficio federale di statistica. Ad esempio, nel 2011 il Ticino si piazzava al 23. posto per la spesa pubblica pro capite destinata all’educazione (3.095 franchi contro una media nazionale di 3.881). È quindi giunto il momento di fare qualcosa per invertire la tendenza e un primo segnale positivo lo possiamo dare votando sì il 5 giugno al rafforzamento della scuola media.

L’iniziativa propone misure puntuali per migliorare la qualità della scuola, come la diminuzione del numero di allievi per classe e il potenziamento dell’orientamento, accanto a provvedimenti in sostegno degli allievi meno favoriti e delle loro famiglie, come la generalizzazione di mense e doposcuola.

Inoltre l’iniziativa non ostacola l’articolato e lungimirante progetto del DECS «La scuola che verrà», anzi ne costituisce in un certo senso un trampolino di lancio. Adesso gli oppositori all’iniziativa sostengono la tesi secondo cui sarebbe meglio attendere la conclusione di questa riforma, prima di ogni altra modifica all’ordinamento scolastico. L’esperienza di tre legislature in Parlamento e in Commissione scolastica mi insegna a dubitare di queste buone intenzioni. Passata questa votazione, qualunque sia il suo esito, vedremo molti politici della maggioranza di centro-destra osteggiare anche «La scuola che verrà» con i ben noti motivi finanziari o ricorrendo a facili slogan secondo cui «i problemi sono altri».

Meglio allora votare subito sì all’iniziativa «Rafforziamo la scuola media – Per il futuro dei nostri giovani».

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SI, PER SCUOLE MEDIE A MISURA DI ALLIEVI
Linda Cortesi
Corriere del Ticino, 21 maggio 2016

Il 21 febbraio 2011 i deputati liberali radicali Christian Vitta e Riccardo Calastri proponevano con un’iniziativa parlamentare di limitare a 450 il numero di allievi per sede di scuola media, ritenendolo un “investimento giustificato”. Altro che follia, come scrive di recente un editorialista del Corriere del Ticino! Vitta e Calastri scrivevano: “Un settore particolarmente delicato della scuola ticinese è quello della scuola media, dove si avvertono i maggiori disagi, sia da parte dell’utenza – allievi e famiglie – sia da parte degli operatori – docenti, direttori, altri collaboratori.

Una proposta che potrebbe contribuire a migliorare la situazione è la limitazione del numero di allievi per sede”. Aggiungasi che questo tema era già stato oggetto di una mozione, nel giugno 2001, dei deputati Michele Morisoli, Riccardo Calastri, Graziano Pestoni e Massimo Ferrari. Il tempo passa, ma le soluzioni ai problemi della scuola media si rimandano per anni e anni.

L’editorialista del Corriere del Ticino vorrebbe anche farci credere che l’iniziativa popolare “Rafforziamo la scuola media – Per il futuro dei nostri giovani” sarebbe troppo precoce e inutile. Peccato che l’iniziativa popolare sia stata depositata 5 anni fa e che siano semmai le istituzioni politiche del Cantone ad essere lente ed inconcludenti. Tranquillizziamo anche chi teme per il progetto varato di recente dall’on. Bertoli (La scuola che verrà): se il progetto troverà il consenso dei docenti, dei genitori e dei politici, andrà avanti ancora meglio (e non peggio) nel caso possa poggiare su una scuola media forte, come chiede l’iniziativa popolare, grazie al fatto di investire in classi limitate a 20 allievi, mense e doposcuola, orientamento scolastico e professionale potenziato, docente di classe in grado di lavorare bene, biblioteche aperte maggiormente e sedi meno grandi. L’iniziativa popolare viene prima de La scuola che verrà e non chiede affatto la luna, ma di recuperare un ritardo storico, che pone purtroppo il Ticino agli ultimi posti nella spesa scolastica. Se passerà l’iniziativa, torneremo ad investire in tutta la scuola ticinese. Come si possono spendere miliardi per le vie di comunicazioni, così si possono trovare alcune decine di milioni per la scuola, non già domattina, ma secondo un programma ragionato nei prossimi 5-10 anni (ricordiamoci anche che per progettare e costruire una scuola ci vogliono 10 anni!). Votiamo quindi Sì il 5 giugno.

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UN'INIZIATIVA CHE FA BENE ALLA SCUOLA
Raoul Ghisletta
Corriere del Ticino, 19 maggio 2016

L’Ufficio federale di statistica indica che nell’ultimo quadrimestre 2015 la disoccupazione (ai sensi dell’ILO) ha raggiunto il 4,7% in Svizzera e la sotto-occupazione il 6,8%. La situazione è peggiore in Ticino. In Ticino i disoccupati nel quarto trimestre 2015 sono 12.000 (6,4%) e i sotto-occupati 13.500, pari al 7,3%. Questi problemi occupazionali, che concernono ben 25.000 persone in Ticino, tra cui molti giovani, indicano una crescente crisi occupazionale causata dalla libera circolazione delle persone. In effetti il numero di disoccupati in Ticino rispetto al 2002 è raddoppiato. L’accresciuta concorrenza tra lavoratori esclude dal mercato del lavoro soprattutto i più deboli e i giovani senza esperienza professionale. Ovviamente la crisi occupazionale si traduce anche nell’aumento degli aiuti sociali per pagare le cose essenziali.

Come agire sulle cause, con interventi che guardano al futuro? La popolazione ticinese ha la possibilità di decidere misure concrete e importanti per il futuro dei nostri giovani il prossimo 5 giugno. Una delle cause principali della disoccupazione è la scarsa formazione culturale e l’insufficiente preparazione professionale. I lavoratori residenti in Ticino sono in concorrenza con un bacino enorme di lavoratori qualificati provenienti dal nord Italia. Occorre pertanto aumentare sempre più il livello culturale e le qualifiche professionali dei giovani in Ticino. Per questo, invito caldamente chi è preoccupato dagli effetti negativi della libera circolazione delle persone a votare a favore dell’iniziativa popolare per rafforzare la scuola media. Questa iniziativa permetterà di innalzare il livello culturale di base degli allievi con un provvedimento semplice e molto efficace: la riduzione del numero di allievi per classe, un elemento che vari studi scientifici internazionali ritengono determinante per innalzare i risultati scolastici degli allievi.

L’iniziativa per rafforzare la scuola media introduce anche un potenziamento dell’orientamento scolastico e professionale, che è fondamentale per permettere agli allievi alla fine della scuola media di avviarsi con successo verso le successive formazioni. Infine l’iniziativa generalizza le mense e i doposcuola nelle sedi di scuola media: questa misura favorisce la conciliazione tra lavoro e famiglia, consentendo un miglior inserimento professionale in particolare per le madri. L’iniziativa chiede a Cantone e Comuni un aumento della spesa pari all’1%: diciamolo chiaramente, non è una spesa in realtà, ma un investimento che consentirà di prevenire altre spese e altri problemi sociali che finiscono a carico di Comuni e Cantone.

Sì quindi all’iniziativa per rafforzare la scuola media: si tratta di un primo passo essenziale e concreto, al quale ne potranno seguire altri, come quelli che scaturiranno dal progetto «La scuola che verrà» (un progetto che necessita ancora di parecchio tempo per approfondimenti, sperimentazioni e correzioni, e che inoltre non prevede nulla al capitolo mense e doposcuola).

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SI AL MIGLIORAMENTO DELLA SCUOLA MEDIA
Graziano Pestoni
laRegione, 14 maggio 2016

La Scuola media, in questi giorni è stato detto e ripetuto da molti, costituisce un momento particolarmente importante e delicato nella formazione e nella crescita dei giovani. Per la fascia di età dei ragazzi e delle ragazze. Per la difficoltà di scegliere una via ulteriore, in un mondo del lavoro precario, incerto, sempre meno accogliente. Per il confronto con culture sempre più diverse.
L’iniziativa sulla quale siamo chiamati a votare il 5 giugno tocca quindi un settore particolarmente delicato per il futuro dei nostri giovani. La nostra società potrà affrontare meglio le sfide del futuro se potrà disporre di cittadini, non solo adeguatamente formati, ma pure in grado di assumere responsabilmente le proprie scelte.
Da questo profilo, l’iniziativa dà adeguate riposte non solo all’aspetto scolastico, attraverso per esempio il miglioramento dell’orientamento scolastico e professionale oppure la differenziazione pedagogica, bensì anche ad altri ambiti, importanti sia dal profilo scolastico, sia dal profilo della crescita personale. Pensiamo alle classi meno numerose, ad un sostegno pedagogico più efficace, al maggior ruolo del docente di classe, a sedi meno numerose, all’accesso agli spazi scolastici per attività senza scopo di lucro. Ma pure alle mense, che non sono solo luoghi in cui ci si rifocilla, ma dove si socializza.
È interessante constatare che gli oppositori formulano solo tiepide critiche alle singole misure. Essi fondano la loro opposizione prevalentemente sui costi. L’iniziativa sarebbe inaccettabile, soprattutto in un momento in cui le finanze del Cantone non sarebbero floride. È vero, da anni le finanze del Cantone suscitano preoccupazioni. È forse utile ricordare tuttavia che sono proprio coloro che invocano la gravità della situazione finanziaria ad aver promosso negli scorsi anni, sia a livello cantonale, sia a livello federale, assurdi sgravi fiscali per i detentori di sostanze e redditi elevati.
L’iniziativa comporta al termine della sua implementazione completa, che necessiterà di vari anni per formare i docenti necessari e adeguare tutte le scuole, un costo finale di 45 milioni di franchi all’anno. L’equivalente del reddito annuo di due top manager delle multinazionali svizzere. A prima vista si tratta di una cifra importante. Ma rappresenta solamente il 5% del costo totale della spesa scolastica nel nostro Cantone. E solamente un 1,2% della spesa complessiva del nostro Cantone. È veramente troppo per il nostro futuro?

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