NO alle modifiche degli articoli costituzionali sulla formazione (in votazione il 21 maggio prossimo) e al progetto di concordato HarmoS
A poche settimane dalla votazione federale del 21 maggio, che prevede importanti modifiche agli articoli costituzionali sulla formazione, preoccupati delle possibili conseguenze che la nuova carta fondamentale potrebbe avere per il futuro della scuola ticinese, esprimiamo un convinto NO agli articoli in votazione.
Il nuovo testo costituzionale getta infatti le basi per una svolta storica nell’ambito del federalismo svizzero: di fatto, nel nome di un’auspicata “armonizzazione”, permette un intervento prescrittivo e decisionale della Confederazione nelle politiche scolastiche dei Cantoni.
A preoccupare particolarmente non è certo la prospettiva di un’”armonizzazione” dei sistemi scolastici (che quando fosse ispirata a valori e principi pedagogici condivisi sarebbe certamente benvenuta), quanto la possibilità di una normalizzazione forzata delle strutture scolastiche e dei modelli educativi sulla scorta di prospettive maggioritarie. Il nuovo articolo 48a prevede infatti esplicitamente che “la Confederazione può dichiarare di obbligatorietà generale i trattati intercantonali”, vale a dire estendere l’obbligo di normative decise dalla maggioranza dei Cantoni a un’eventuale minoranza recalcitrante.
Questi articoli preparano quindi le basi legali per una successiva politica scolastica coordinata sul piano svizzero, aprendo la strada anche a un intervento impositivo (ed è questa la vera novità del testo) per quanto concerne la scuola dell’obbligo: il nuovo articolo 62 prevede che la Confederazione possa obbligare i Cantoni a uniformare i sistemi educativi nella scuola di base "per quanto riguarda l’età d’inizio della scolarità e la scuola dell’obbligo, la durata e gli obiettivi delle fasi della formazione e il passaggio dall’una all’altra fase".Non si tratta ovviamente di intenzioni prive di conseguenze per il nostro sistema scolastico. La modifica costituzionale serve in realtà per promuovere progetti come HarmoS (progetto recentemente messo in consultazione, fortemente voluto dai Cantoni svizzero-tedeschi, che diventerà operativo quando fosse accettato da almeno 10 Cantoni!). Harmos avrà di fatto pesanti conseguenze per la scuola ticinese, comportando un parziale smantellamento del nostro attuale sistema scolastico e la ridefinizione dei principi sui quali si fonda. HarmoS implica per il Ticino modifiche strutturali e d'orientamento pedagogico: obbligo scolastico a 4 anni compiuti, ciclo primario di 8 anni (2 di scuola dell'infanzia + 6 elementari), scuola media di 3 anni, anticipazione delle scelte d'indirizzo curricolare, standard di formazione imposti, obbligo di due lingue straniere durante il ciclo elementare ecc..
Va detto, a scanso di equivoci, che non c'è, fra i promotori della nostra iniziativa, nessuna intenzione preventiva di chiusura localistica nei confronti di un discorso di reale armonizzazione. Anzi le sfide future della scuola (anche della nostra) sicuramente richiedono un'attenzione nuova al confronto e alla verifica della qualità dei modelli pedagogici, all'elaborazione di scenari nazionali e internazionali con i quali fare i conti sia sul piano degli indirizzi sia su quello delle finalità educative e delle strutture di formazione.
Non vogliamo una scuola ticinese chiusa su se stessa e impermeabile alle sfide che oggi più che mai richiedono un rinnovato impegno politico e culturale in campo educativo. Ma neppure vogliamo rinunciare alle prerogative di una scuola di cui il Ticino è andato fin qui giustamente fiero e che è stata, per il suo valore pedagogico innovativo, per le sue coraggiose scelte realizzative, modello invidiato sia sul piano nazionale che internazionale.Noi riteniamo - proprio in questa luce - che vi siamo condizioni irrinunciabili per l'impegno formativo:
la specificità storico-istituzionale di un progetto educativo (specificità pedagogica ma anche linguistica, sociale e culturale) è fondante per una scuola: ne determina l’identità simbolica e la forza politica come istituzione di un paese;
l'autonomia politica e decisionale nella definizione di un modello scolastico è, in un paese multilingue e multiculturale come il nostro, un valore irrinunciabile: garanzia del controllo democratico, del sostegno popolare e del rispetto delle minoranze;
il significato e la qualità di un’istituzione scolastica non si desume dalla sua corrispondenza ai modelli più diffusi, bensì dalla sua capacità di costruire un radicamento culturale, di assicurare a tutti un’educazione libera e di perseguire finalità educative condivise;
al cuore dell’attività educativa sta, prima ancora che il raggiungimento di determinati standard di prestazione, lo sviluppo dell’allievo come persona, la sua maturazione intellettuale e culturale, la garanzia per tutti di poter accedere ad una formazione di qualità;
resta fondamentale il diritto della persona a una formazione scevra da ogni condizionamento economico o strumentale.
Si tratta di valori che significativamente non ritroviamo nel dibattito attorno alla modifica degli articoli costituzionali e nel progetto HarmoS.
Con questo appello vogliamo dunque promuovere un’opposizione ragionata e motivata a indirizzi frettolosamente avallati dalle nostre autorità nel nome di una mobilità e di una flessibilità strumentale dei sistemi scolastici (una mobilità e un’esigenza di coordinamento che, anche qualora fosse realmente necessaria, può essere raggiunta in altro modo).
Su queste basi diciamo NO alla modifica degli articoli costituzionali sulla formazione e NO al progetto di concordato HarmoS.