Premessa
Con la sua iniziativa denominata “Per la reintroduzione della civica nelle nostre scuole” (lanciata nel marzo del 2000 e riuscita grazie alla raccolta di 11’365 firme valide) Gioventù liberale-radicale ticinese ha inteso chiedere alla scuola di fare “qualche cosa di più”, per introdurre i giovani alla cittadinanza democratica, come per altro prevede già l’articolo 2 lettera b) della vigente Legge della scuola: “La scuola sviluppa il senso di responsabilità ed educa alla pace, al rispetto dell’ambiente e agli ideali democratici”.
A mobilitare quel gruppo politico erano state l’indifferenza e l’ignoranza constatate nei giovani ticinesi di oggi nei confronti della politica (comunale, cantonale, federale) e della loro stessa partecipazione democratica alla gestione della cosa pubblica; per conseguenza, secondo i promotori era opportuno incrementarne la sensibilizzazione e la preparazione, specialmente attraverso la scuola, che, da parte sua, aveva invece lasciato cadere più o meno in disuso la ‘civica’ tradizionalmente insegnata.
Su tale indifferenza e ignoranza si sarebbe potuto approfondire il discorso: a quali età ci si riferiva? Erano normali o eccezionali per quella età? Derivavano (solo) da carenza di attenzione scolastica al problema, oppure (anche) da altre cause, magari assai più profonde? (Per esempio, l’atteggiamento verso la politica oggi diffuso nella società; la non appartenenza della Svizzera all’ONU, all’EU, ecc. proprio in tempi di mondializzazione accelerata…). Sarebbe quindi bastato rinnovare l’insegnamento della civica nella scuola per scongiurarle?
Ad ogni modo il Gran Consiglio ha accettato l’iniziativa e il 5 novembre 2001 le ha risposto con un provvedimento legislativo: il nuovo articolo 23° della Legge sulla scuola, dal titolo “Istruzione civica ed educazione alla cittadinanza”.
In questo momento, dentro e fuori la scuola, ci si interroga dunque su come concretizzare tale rinnovata “istruzione-educazione civica”. L’Associazione per la scuola pubblica ha perciò ritenuto opportuno offrire un proprio contributo in tale prospettiva.Il nuovo compito attribuito alla scuola
Il nuovo articolo 23a della Legge sulla scuola recita:
Nelle scuole medie, medie superiori e professionali devono essere assicurati l’insegnamento della civica e l’educazione alla cittadinanza;
I programmi, le modalità di insegnamento e le relative valutazioni sono stabiliti dai regolamenti che disciplinano i singoli ordini di scuola;
Il principio della neutralità dell’insegnamento deve essere garantito.
Il Rapporto della Commissione scolastica sull’iniziativa popolare citata afferma il principio che tale specifico insegnamento-educazione debba occupare un numero di ore annue circa pari a quello delle settimane di scuola (oggigiorno 36,5).
E’ pure stato accolto il principio che in ogni istituto scolastico la Direzione designi uno o più docenti responsabili dell’educazione civica. Questi docenti, in collaborazione con i Consigli di classe e, possibilmente, con gli allievi, progettano, organizzano e dirigono le attività (calendario generale, scelta dei temi da trattare, distribuzione dei ruoli, contatti con dei relatori, ecc.). Inoltre, attestano il raggiungimento individuale degli obiettivi e propongono le valutazioni di merito.
Modalità di svolgimento
Sul modo di svolgere il compito la Commissione esprime alcune considerazioni, che si possono così condensare:
l’introduzione dei giovani a una responsabile cittadinanza democratica è compito fondamentale della società e quindi della scuola pubblica come tale; essa è pertanto compito ‘trasversale’ che impegna tutta la comunità scolastica in tutti i suoi momenti; in nessun caso va perciò intesa come compito di una disciplina specifica denominata “educazione civica” e relegata in un cantuccio con la sua magra dotazione oraria; intenderla così equivarrebbe a rendere un cattivo servizio ai giovani e ad un regresso rispetto alla situazione attuale;
lo stesso spazio ora attribuito alla “civica” deve prima di tutto servire per creare dentro la scuola le condizioni, affinché gli allievi fin dai primi anni di scuola possano esercitarvi concretamente la cittadinanza (in misura proporzionata all’età). Essi vanno abituati ad apprezzare e rispettare i beni pubblici a loro disposizione, i diritti e i doveri di ognuno; per loro vanno aumentate le possibilità di partecipare alle decisioni che li riguardano (elaborazione di regole interne, presa di decisioni concrete, ecc.);
l’approccio degli allievi alle istituzioni e ai diritti popolari (loro definizione, descrizione, funzionamento, ecc.) deve seguire come sbocco naturale: l’esercizio della cittadinanza nella società ha i suoi tempi (maggiore età, diritto di voto…) e la preparazione tecnica va subordinata alle scadenze effettive (che non giunga in ritardo, ma, neanche, sia inutilmente anticipata). Oggigiorno praticamente tutti i giovani, quando diventano cittadini attivi, si trovano ancora sui banchi di scuola. E’ soprattutto in quel passaggio che vanno sensibilizzati e informati puntualmente sulle istituzioni e sulle procedure politiche.
Indicazioni programmatiche
La stessa Commissione scolastica ha dato alcune indicazioni su possibili attività, le quali vanno ovviamente commisurate con le capacità e gli interessi degli allievi nei vari gradi scolastici:
per esempio, realizzare incontri con autorità comunali, regionali o cantonali, con esponenti dell’economia e dei sindacati… per esaminare come si presentino sul nostro territorio certe realtà sociali, politiche, economiche, culturali, già incontrate, a livello teorico o generale, nel corso degli studi nelle varie discipline (storia e geografia, scienze naturali, economia e diritto…);
seguire, se necessario in collaborazione con i docenti di lingue, i dibattiti che preparano e commentano le elezioni e le votazioni popolari (interpellando, se del caso, i candidati, i sostenitori delle opposte tesi); prendere spunto da tali occasioni, per organizzare dibattiti tra gli allievi, su realtà o problemi di attualità.
Qualche altro suggerimento
1. riferito ai contenuti programmatici:
nei momenti e nei modi che si riterranno più opportuni, andranno trattate le entità pubbliche costitutive dello Stato svizzero:
il Comune: che cos’è, perché esiste, come funziona, che cosa dà e che cosa chiede ai suoi cittadini; difficoltà e nuove prospettive (fusioni) del Comune di oggi;
il Cantone: come si presenta (nei tre poteri), quali compiti svolge, quali diritti e doveri hanno i cittadini;
la Confederazione: il sistema federale: Cantoni e Confederazione; come si presentano i tre poteri a livello federale; come funzionano; i diritti popolari;
le organizzazioni internazionali: quali sono e a che cosa servono; perché sono necessarie nel mondo di oggi.
Sempre tenendo conto dell’età degli allievi, andranno affrontate anche altre tematiche:
che cos’è una comunità umana (diverse concezioni a confronto);
quali i rapporti tra l’individuo e la comunità: i problemi della libertà, della sicurezza, della solidarietà;
come ci si organizza per ‘fare politica’: l’associazionismo politico, sindacale, economico; le lobby, ecc.;
le leggi della cittadinanza: diritti e doveri degli stranieri, la naturalizzazione;
politica e mass-media nella società di oggi: informazione e formazione delle opinioni, rischi di manipolazione, ecc.
i maggiori problemi dell’umanità di oggi: quali sono; da chi e come vengono affrontati.
2. Riferito alle modalità operative
Le scelte annuali dei Consigli di classe potrebbero essere organizzate in tematiche-filo conduttore per le diverse materie che se ne occupano (per esempio, la pianificazione del territorio, lo sfruttamento dell’energia, l’importanza e i costi della formazione, della salute, dei trasporti), oppure consistere in temi diversi, quelli, per esempio, sui quali siano previste votazioni cantonali o federali nel corso dell’anno;
il docente responsabile dovrebbe poi verificare con i colleghi delle varie discipline quali agganci siano possibili con i temi previsti dai programmi disciplinari (quali elementi andranno trattati nell’ambito dei corsi abituali, sia in rapporto a conoscenze specifiche, necessarie alla comprensione degli argomenti, sia in rapporto con la conoscenza dei giudizi espressi dai vari punti di vista);
a questo punto andranno programmati e preparati i contributi esterni, ai quali far capo: invito di esponenti politici e di esperti; visite a luoghi ‘politici’, mostre ed esposizioni, dibattiti parlamentari; visione di film, di materiale radio-televisivo, lettura critica di giornali…
un’attenzione particolare nelle classi di età più matura andrebbe riservata ai procedimenti decisionali: per esempio, l’iter legislativo: dall’impulso (problema) sociale al messaggio del Governo, all’esame di una Commissione del Gran Consiglio, al dibattito parlamentare, alla votazione finale. Oppure, come si organizza un’iniziativa popolare, un referendum comunale o cantonale…
infine, un ruolo non secondario dovrà essere riconosciuto alle assemblee degli allievi (dalla prima Media), come luoghi di formazione democratica: per individuare argomenti di interesse comune, imparare le procedure decisionali, addestrarsi a dibattere…
(Si richiama in proposito la letteratura più recente in materia di educazione alla cittadinanza).Formazione continua
Come si vede, il compito (parzialmente nuovo) non è di poco conto. Il suo svolgimento richiederà perciò un rinnovato impegno di tutti:
in primo luogo per tutti i docenti, di ogni ordine e grado, dal momento che l’’educazione civica” (educazione al civismo come complesso delle virtù del buon cittadino, educazione al convivere civile) va presa in carica fin dai primi anni della scolarità e va condotta con continuità;
in modo particolare per i docenti di Scuola Media e del post obbligatorio (liceale e professionale), ai quali competerà l’istruzione specifica sulle realtà politiche del paese;
per il Dipartimento Istruzione e Cultura, il quale, in collaborazione con i docenti dei settori coinvolti, dovrà elaborare il regolamento esecutivo, preparare programmi e direttive didattiche, organizzare i necessari corsi di aggiornamento per i docenti della nuova educazione civica, stimolare nelle scuole attività esemplari o sperimentali, raccoglierne e diffonderne i risultati più probanti, elaborare i necessari sussidi didattici, sul modello di quanto già si fa in altri Cantoni.
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