Docente: professione attraente? La penuria di validi candidati per l’insegnamento della geografia, della matematica, del francese, della chimica, contraddice la visione idilliaca che circola sulla professione di docente. Ma perché un lavoro attrae? Il riconoscimento sociale è un fattore importante. Oggi, per affermare pubblicamente la propria attività di insegnante e per rivendicarne la dignità professionale bisogna avere le spalle larghe: non solo la domenica mattina, non solo nelle bettole.
I luoghi comuni costruiti ad arte che dipingono gli insegnanti come privilegiati detentori di un posto sicuro, strapagato e sempre in vacanza non hanno fondamento reale: è dimostrato da tutti gli studi e confermato, purtroppo, dall’incidenza delle patologie professionali. La campagna denigratoria è però nefasta, soprattutto per il rapporto di autorevolezza che ogni docente deve instaurare con i propri allievi.
Altro fattore importante sono le condizioni di impiego. I docenti sono accademici ai quali è chiesto un ulteriore, lungo, periodo di specializzazione, a loro spese e senza garanzia di impiego.
Inoltre non hanno nessuna possibilità di carriera. Questi presupposti permettono di affermare che i salari ticinesi sono troppo bassi. Non è sempre stato così: la perdita di potere di acquisto è il frutto di 15 anni di peggioramenti, piccoli e grandi, di cui non si vede la fine: tra revisione della cassa pensione, aumento dell’onere lavorativo, blocco degli scatti di anzianità, contributi di risanamento, carovita non corrisposto, ... i docenti hanno pagato come nessun altro per il deficit pubblico. Si consolano con uno dei vantaggi della professione: la libertà nella gestione del tempo di lavoro. Al di fuori delle ore lezione, dei colloqui, dei consigli di classe, dei collegi, delle sorveglianze, degli incontri con genitori, possono infatti scegliere quando preparare i corsi, aggiornarsi, correggere i compiti e via dicendo.