Direttamente chiamato in causa dal consigliere di Stato e presidente del Governo Norman Gobbi, in relazione all’intervista rilasciata al CdT lo scorso 18 marzo, come presidente dei docenti VPOD, prima associazione magistrale in ordine di affiliati, volentieri rispondo. Non stiamo nascondendo nulla ai docenti: sono tali le nostre attese nella bozza della nuova scala salariale per i dipendenti pubblici al punto che abbiamo ufficialmente sollecitato il CdS alla sua pronta presentazione, e il tema sarà per noi centrale nella giornata a favore delle qualità della scuola pubblica il prossimo 23 marzo. Giornata alla quale parteciperanno anche rappresentanti degli altri settori del pubblico impiego e della sanità, che sostengono sia le comuni richieste per arrestare lo scempio contrattuale, sia l’obbligo di individuare nella formazione un settore nel quale non si può più risparmiare. Ma il sostegno è ben più trasversale: gli studenti si sono uniti al coro e diverse associazioni di genitori e persone comuni ci manifestano la loro solidarietà. Pure la Commissione scolastica del Gran Consiglio si è scomodata. Quindi non si preoccupi per noi, presidente, non siamo per nulla soli. Confidiamo inoltre nel sostegno del Dipartimento, col quale collaboriamo e ci confrontiamo regolarmente su progetti che a volte partono da loro e a volte da noi, che a volte piacciono e altre no. Ma sull’iniziativa «Rafforziamo le Scuole medie». Per il futuro dei nostri giovani in voto a giugno non ci devono essere dubbi: con il potenziamento dell’orientamento, la diminuzione di allievi per classe, le mense e lo studio assistito rappresenta l’unica risposta immediata e reale alle esigenze più pressanti della nostra scuola media. La medesima costituisce inoltre la base indispensabile sulla quale costruire, eventualmente, La scuola che verrà, progetto dipartimentale verso il quale nutriamo profondo interesse.
Ma sia il semplice mantenimento della qualità con allievi che aumentano e formazioni che si moltiplicano, sia eventuali migliorie richiedono investimenti e questi, come i tagli alla formazione, sono votati o meno a maggioranza in Governo e Parlamento. È da questa maggioranza politica che i docenti si sentono sempre più lontani, non tanto dal DECS e dalla sua Divisione: affossano regolarmente le proposte che vengono dal mondo della scuola e impongono scelte quali il salmo e i corsi di sci in Ticino, senza conoscerne la realtà scolastica. Concludo dunque invitando chiunque sia interessato alla situazione della nostra scuola a recarsi a Bellinzona il 23 marzo alle 13: qui potrà discuterne liberamente con i docenti e gli studenti, che la scuola la fanno.