ASSOCIAZIONE PER LA SCUOLA PUBBLICA DEL CANTONE E DEI COMUNI IN TICINO


Palloncini


In un discorso elettorale di anni fa, una candidata alle elezioni nazionali spiegò la natura delle promesse elettorali con la metafora dei palloncini variopinti che, non appena liberati al vento, scoppiano da soli. L'immagine è tornata alla mente in questa campagna elettorale cantonale, a proposito ad esempio delle promesse in tema di scuola.
Nel prossimo quadriennio in votazione popolare dovremo decidere se introdurre o meno il finanziamento pubblico delle scuole private, La campagna elettorale ha permesso ai partiti di dire la loro. Lega, Ppd e i liberali liberisti si sono detti chi favorevoli, chi non contrari, a modificare l'attuale ordinamento scolastico in fattore delle scuole private. Le promesse, essendo parole non performative (non realizzano ciò che dicono) non costano nulla. Non dovrebbe tuttavia essere questa una ragione per esimersi dal rispetto di regole elementari della buona logica. Tutti i partiti riconoscono alla scuola pubblica il primato, cioè lo statuto di prima preoccupazione di tutti, anche di chi manda i figli alla scuola privata. Non dovrebbe sorprendere nessuno quest'ultima affermazione. Anche il cardinal Martini, pur favorevole alle scuole private, in un discorso tenuto a dicembre ha detto che la prima preoccupazione della Chiesa italiana deve essere la scuola pubblica, non fosse che per il semplice fatto che la stragrande maggioranza delle famiglie cattoliche anche in Italia manda i propri figli alla scuola pubblica.
Tutti i partiti nel programma elettorale chiedono allo Stato (che siamo tutti noi) di migliorare la scuola pubblica. Chiedere di migliorare la scuola significa chiedere un aumento degli investimenti.
E' legge fisica elementare, Mai una scuola la si è migliorata senza nuovi investimenti o, peggio., sottraendole risorse, come sta avvenendo da noi da qualche anno per la scuola pubblica e come purtroppo già si è pianificato di continuare a fare anche in futuro (dieci milioni all'anno in meno). Chiedere maggiori investimenti per potenziare qualitativamente la scuola pubblica e accettare nello stesso tempo la riduzione in atto degli investimenti, chiedere per giunta anche un finanziamento pubblico delle scuole private, tagliando di conseguenza ulteriormente le risorse destinate alla scuola pubblica, nemmeno a parole lo si dovrebbe poter fare e nemmeno in campagna elettorale. Per il rispetto di chi ascolta o legge. Eppure in campagna elettorale lo si è fatto allegramente, senza dare l'impressione di rendersi conto che così facendo ci si è messi nei panni del marito che pretende la botte ancora piena quando la moglie è ormai ubriaca. E' la stessa assurda pretesa, secondo un'altra trovata del buon senso comune, di promettere la capra e il cavolo o di aumentare il numero dei commensali quando già la torta si è fatta più piccola, promettendo a tutti, vecchi e nuovi, una fetta ancora più grande. Domenica 18 aprile, a mezzogiorno e un secondo, chi tenderà l'orecchio potrà udire lo scoppiettio di tanti palloncini colorati! Buon divertimento.

 

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