Stefano Vassere nuovo presidente
L’Assemblea dell’Associazione per la scuola pubblica del Cantone e dei Comuni, riunitasi martedì sera a Bellinzona, ha eletto in modo unanime Stefano Vassere quale nuovo presidente, in sostituzione di Saverio Snider, che lascia la carica dopo quattro anni d’attività. Alla vicepresidenza è stata riconfermata Loredana Schlegel, che svolge pure il ruolo di segretaria e cassiera. E’ stato rinnovato, almeno parzialmente, anche il Comitato: gli uscenti Franco Celio, Raffaello Ceschi, Aldo Lafranchi e Giorgio Mainini sono stati sostituiti da Katya Cometta Ballerini, Saskia Cortesi e Daniele Dell'Agnola.
L'Assemblea ha poi deciso di aderire al Comitato Stop ai tagli sul personale, sulla scuola e sui servizi pubblici. Nel corso dell’Assemblea è stato pure discusso e approvato unanimemente il testo di una risoluzione. (riportata su questa pagina)
Relazione del presidente uscente Saverio Snider
Oggi tutto sembra avvenire molto rapidamente nella nostra società, ed è la verità. Di fatto, tuttavia, malgrado l’esistenza di una grande agitazione generale, malgrado il continuo “fare e disfare”, ho l’impressione che la maggior parte dei grandi temi, dei grossi problemi, rimangano sempre intatti sul tappeto, soprattutto quando questo si configura nello scenario della politica. Talvolta cambiano nome, muta la loro configurazione formale, ma la loro sostanza rimane la medesima, trascinandosi intatta nel tempo.
Ciò vale ovviamente anche per la scuola, ambito specifico assai delicato, che per la sua stessa natura ed essenza deve essere sempre “in fieri”, ma che mi pare non riesca ad allontanare da sé, di riforma in riforma, di decreto in decreto, i “nodi” cui è confrontata, anzi va peggiorando man mano la loro complessità. E dicendo questo non mi riferisco necessariamente all’azione di chi opera sul campo in prima linea, volta semmai a salvare “baracca e burattini”, ma all’incapacità della politica di farsi attore vero e autorevole degli adeguamenti che autenticamente si impongono, di ascoltare la voce degli addetti ai lavori, di ammettere gli errori commessi, di cercare il più ampio consenso possibile prima di mettere mano a modifiche operative rilevanti, spesso inventate (da non si bene chi) senza tener conto degli effetti negativi che ne possono derivare a medio e lungo termine.
Vivere “appiattiti” sul presente è cosa tristissima: fa dimenticare il passato e non consente di immaginare il futuro. E’ questo – temo- che stia capitando alla scuola ad ogni livello, sul cui corpo si continua ad appiccicare cerotti, immaginando che la cura migliore per le ferite di volta in volta subite sia solo quella, senza nemmeno più far ricorso a qualche guizzo d’immaginazione terapeutica alternativa. Ci si limita a seguire modelli inventati altrove, che occorre seguire perché “così fan tutti”, non per ragionato esercizio di un minimo di pensiero critico. Il caso della “riforma bolognese” degli studi universitari mi pare emblematico in tal senso, e non dissimile mi pare per tanti versi il progetto HarmoS.
La visione è pessimistica, me ne rendo conto, ma è un po’ ciò che risento dopo quattro anni di presidenza della nostra Associazione. Rattrista cioè il fatto di doversi confrontare sempre, per le questioni che ci stanno a cuore, con una sorta di “muro di gomma”, e con una serie di faccende che ci sembrava fossero finalmente superate e che invece si ripresentano intatte dietro l’angolo. E penso qui, ad esempio, ad una constatazione che tocca la nostra stessa essenza, le ragioni stesse della nostra nascita: i continui rischi cui è confrontata la salvaguardia dell’idea del primato della scuola pubblica. Infatti, malgrado l’esito chiarissimo della votazione popolare del 2001 su questo principio, molti segnali (passati e anche recenti) indicano che non è certo il caso di abbassare la guardia, anzi. Il fatto è che i fautori del liberismo in questo campo non demordono (basti rammentare il caso penoso accaduto a Monte Carasso nel 2005), continuano a tentare di far passare le loro opinioni come se nulla fosse stato. Proprio per questo l’esistenza della nostra Associazione mantiene intatta la sua ragion d’essere e la sua missione. E lo stesso vale per la nostra natura d’essere un insieme di cittadini che sanno guardare i fenomeni formativi con indipendenza di giudizio (andando cioè ben al di là degli steccati di parte) e con spirito critico propositivo, pur senza scordare la collaborazione con tutte le altre Associazioni che si occupano di questo tema da ottiche diverse.
La realtà ticinese non vive un momento felice. Il rischio di vedere indebolita la scuola pubblica sull’onda di visioni risparmistiche spicciole e miopi è cosa che si fa sentire perennemente ed è sotto gli occhi di tutti. Inoltre stanno per giungere sui banchi del Gran Consiglio due argomenti assai importanti e delicati che ne determineranno a medio e lungo termine il futuro: il concordato Harmos e la riforma dell’Alta Scuola Pedagogica. Se non è il caso di ribadire stasera una volta ancora la nostra posizione in merito, che per altro abbiamo espresso pubblicamente in diverse occasioni, è però il caso di sottolineare la rilevanza politica delle scelte che il Parlamento è chiamato a fare: esse toccano infatti, pur in modi diversi, la natura stessa del nostro modello formativo. Da qui l’esortazione di dar prova del massimo senso di responsabilità. Con il fuoco – perché di questo in sostanza si tratta – non è possibile scherzare.
Va da sé che l’Associazione non mancherà di far sentire ancora la sua voce al riguardo. E lo stesso vale per diversi altri temi che pongono problemi e che rimangono ovviamente sempre sul tappeto. Mi riferisco, ad esempio, allo stato dell’USI, nei cui “meandri” non è facile entrare (ce ne siamo occupati promovendo un convegno svoltosi nel 2005), e che tuttora merita la massima attenzione (basti pensare al nuovo misterioso “satellite” dell’Istituto di italianistica creato di recente con finalità e modalità che non possono non suscitare perplessità); o ancora pensiamo alla SUPSI, che sta diventando un vero e proprio disordinato contenitore di tutto e di più (ASP ovviamente compresa). Ma d’altro ancora dovremo occuparci: della violenza giovanile che vede coinvolta anche la scuola, delle borse di studio, della proposta di riforma (nata proprio in seno alla nostra Associazione) dell’insegnamento della religione (che riposa nei cassetti dipartimentali), e chissà quanti altri fattori contingenti ci costringeranno ad intervenire.
Nel giugno del 2004, quando accettai la carica di presidente, promisi che avrei svolto la funzione per un quadriennio, periodo giunto ora a compimento. La lascio dunque, con il rammarico legato al fatto che sono consapevole che avremmo potuto fare di più e meglio, ma con la tranquillità morale data dalla constatazione che comunque non siamo mai stati con le mani in mano. Questo è stato reso possibile non tanto per la mia relativa solerzia, quanto per l’impegno costante di tutti i membri del Comitato. A loro, indistintamente, va il mio grazie più sincero, con particolare riferimento al “perno” attorno al quale è ruotata e ruota l’attività dell’Associazione, la vicepresidente, segretaria, cassiera e verbalista Loredana Schlegel. A lei va davvero il plauso più sincero d’ognuno di noi. Al mio successore, che il Comitato vi proporrà fra poco e che mi auguro venga eletto, Stefano Vassere, tengo a dire che non gli mancherà mai il nostro pieno appoggio. So per certo che il suo amore per la scuola pubblica è il medesimo che anima tutti noi: il vero motore dell’Associazione.
Relazione del nuovo presidente Stefano Vassere
Ringrazio Saverio e Loredana e ringrazio anche l’«Assemblea dell’Associazione per la scuola pubblica del Cantone e dei Comuni in Ticino» e il Comitato, appena costituito. Li ringrazio soprattutto per avermi dato l’opportunità di occuparmi di un ambito decisivo della nostra vita pubblica. Nei periodi caratterizzati dalla rapidità e dall’economicismo, periodi dove si deve risparmiare e fare tutto in fretta e, se possibile, secondo standard consolidati ed efficientisti, la scuola paga un suo prezzo particolare. Risparmiare sulla scuola significa risparmiare in tutta una serie di ambiti: risparmiare sulla formazione significa oggi giocarsi una bella fetta di futuro sociale, economico e culturale. Perché limitare i suoi mezzi può significare anche innescare processi che potrebbero portare alla formazione di una classe dirigente non all’altezza, la cui competenza negli ambiti professionali potrebbe non essere sufficiente alla promozione di un’idea di paese in linea con le sue ambizioni. Proprio in questi anni (ma si potrebbe dire in questi mesi, in queste settimane) la scuola è comunque oggetto di proposte di risparmio a vari livelli. Misure che toccano i servizi, il corpo docente e quindi direttamente anche gli allievi e gli studenti; misure che, soprattutto e come i malanni, non vengono mai da sole. Una misura ne annuncia subito un’altra, il barile non è mai del tutto sondato, il disagio aumenta continuamente.
Credo che le persone che oggi operano per e nella scuola ticinese meritino la nostra attenzione, la nostra collaborazione e la nostra stima. Credo che la nostra scuola sia grazie a loro ancora una scuola di indubbia qualità, che si preoccupa del proprio prodotto e delle persone cui esso è indirizzato, gli allievi, le famiglie, la società. Ed è per questo che ringrazio tutti di questa bella opportunità e spero di essere all’altezza del compito che questa sera mi viene affidato.L’intervento programmatico del neopresidente si riduce a un breve elenco di quello che mi piacerebbe l’Associazione facesse nei prossimi anni.
Qualche attività ci è quasi imposta dagli eventi, altre possono essere richiamate o ‘scovate’ nelle innumerevoli implicazioni che l’occuparsi oggi di scuola può comportare. Il mondo politico e parlamentare ci imporranno tra breve di occuparci di un paio di temi certamente centrali per il nostro sistema scolastico. Prima di tutto, dovremo porre la nostra attenzione sugli accordi intercantonali di armonizzazione scolastica, il progetto HarmoS. Su questo progetto, lo ricordo, la nostra Associazione fu molto critica già in sede di procedura di consultazione, come attesta un documento dell’ottobre di due anni fa, nel quale si osservava che «le riforme unificatrici propose privilegiano una concezione della scuola dell’obbligo puramente pragmatica, retta da criteri di efficienza, centrata sul ‘saper fare’ piuttosto che sul ‘saper essere’ e subordinata ai bisogni dell’economia e del mercato del lavoro». Da quella presa di posizione alcune cose sono ovviamente cambiate: per esempio, l’accordo intercantonale ha assunto nel frattempo una sua forma consolidata, sei cantoni l’hanno già accettato, in altri sei o sette è stato depositato un referendum e in ulteriori cantoni, compreso il nostro, si attendono i tempi del parlamento.
Un ulteriore tema sul quale dovremo certamente chinarci è quello dell’Alta scuola pedagogica e del suo prospettato trasferimento nell’ambito della Scuola universitaria professionale; si tratta di una scuola formatrice di operatori scolastici e quindi di un ambito certamente critico del nostro sistema. Qui sono in gioco – mi sembra di poter dire – lo statuto della scuola stessa e le condizioni di impiego degli insegnanti e del personale. E già ho accennato a quanto delicato possa essere il settore delle condizioni nelle quali l’insegnamento è proposto e si sviluppa. Aggiungerò che c’è un dibattito, piuttosto acceso, che ha caratterizzato l’Alta scuola pedagogica fin dal suo nascere e che ha come oggetto se sia più adeguato apprendere il mestiere di insegnante a scapito della formazione specifica e scientifica o se sia più nobile e più utile invece valorizzare la formazione ‘pregressa’, e magari istituzionalizzarla.
Ma Saverio ha parlato anche di altri temi sul tappeto. Temi sui quali l’Associazione ha peraltro già concentrato la sua attenzione. L’Università della Svizzera italiana e, per esempio e perché no?, il suo Istituto di studi italiani. Qualche giorno fa, alcuni di noi hanno sentito alla Rete uno della RSI che al master in Letteratura e civiltà italiana non sono ammessi gli studenti che hanno conseguito, presso l’Usi, il bachelor in scienze della comunicazione. Che cosa vuol dire questo? Chi ce lo spiega? Sono anche interrogativi pratici come questi che l’Associazione non deve vergognarsi di porre. Usi, ma anche Supsi, violenza giovanile (e disagio giovanile, aggiungerei), sistema delle borse di studio: quanto costa, oggi frequentare un master, tappa obbligata del cosiddetto ‘sistema di Bologna’, senza la quale si fa ben poco e che potrebbe diventare ben presto un ottimo sistema di selezione sociale, di promozione di chi già dispone di mezzi, un sistema di pochi privilegiati?
Ma poi anche insegnamento della religione, disagio degli insegnanti, richieste e bisogni della scuola ecc.L’Associazione avrà un’agenda ‘libera’, in parte condizionata dalle scelte politiche e parlamentari e in parte no. Oserei quasi aggiungere che la stessa qualifica «del Cantone e dei Comuni del Ticino» dovrà per necessità andarci stretta. Gli indicatori Ocse appena pubblicati nel rapporto Uno sguardo sull’educazione ci comunicano, per esempio, i tassi di crescita dei livelli di spesa per l’educazione in tendenza generale: tra il 2000 e il 2005, l’aumento del livello di spesa nei paesi aderenti è stato del 19%. Altri dati confermerebbero il carattere dinamico di questo settore; ulteriori tendenze devono per contro farci riflettere su che tipo di scuola immaginiamo e chiediamo per il futuro. Per esempio, nei tre quarti dei paesi presi in esame dalla ricerca e nel periodo 1995-2005, la spesa privata è cresciuta più rapidamente di quella pubblica, che è comunque ancora attestata all’86% dei contributi totali. E così anche da noi? Qual è il reale contributo alla scuola e quindi anche alla società del lodatissimo ed eccellentissimo mondo dell’impresa privata?
C’è poi una tendenza che avvicina questi dati alla nostra situazione: l’evoluzione demografica e l’incrocio con i dati sulla spesa ci indicano che con la diminuzione del numero di allievi sono aumentate le risorse disponibili nei ranghi inferiori di scuola, ma che in quelli superiori, in particolar modo le università, la crescita della spesa è stata negli ultimi dieci anni comunque inferiore all’espansione della popolazione studentesca, il che equivale a dire pochi soldi in più per un numero molto maggiore di studenti. Questi dati potrebbero essere fonte di incoraggiamento per chi è attento alla scuola dell’obbligo, ma non vorremmo che questa situazione rappresentasse lo spunto per ricercare modalità di risparmio anche lì, magari per andare a finanziare le scuole superiori; una preoccupazione storica di alcuni osservatori privilegiati del nostro sistema scolastico.
È perché questi temi sono articolati e urgenti che mi sono dichiarato disponibile ad assumere la carica di presidente dell’Associazione per la scuola pubblica del Cantone e dei Comuni in Ticino. Per quanto mi riguarda, posso garantire un impegno costante e l’entusiasmo di chi è chiamato ad occuparsi di un settore nobile delle società moderne. Anche per questo, vi ringrazio.
Risoluzione
L’Assemblea dell’Associazione per la scuola pubblica del Cantone e dei Comuni, riunitasi martedì sera a Bellinzona, tiene a ribadire con fermezza la sua volontà di preservare intatta la valenza culturale e politica del primato della scuola pubblica nel Paese: un impegno che non deve certo venir meno, ma che anzi va difeso costantemente, nella certezza che essa rappresenti uno dei capisaldi sui quali è costruita la nostra identità civile.
L’Assemblea, rinviando a diverse sue prese di posizione anche recenti, tiene poi a sottolineare l’importanza delle riforme che in ambito scolastico il Gran Consiglio ticinese sarà presto chiamato a discutere: il concordato federale HarmoS e l’integrazione dell’Alta Scuola Pedagogica nella SUPSI, quest'ultima viene proposta senza una preventiva consultazione delle cerchie interessate. A nessuno può sfuggire che in entrambi i casi si tratta di argomenti assai delicati e controversi, che determineranno (pur in modi e forme diverse) il futuro di tutto il sistema scolastico cantonale a medio e lungo termine. Da qui l’invito a far uso, affrontando questi temi, del massimo senso di responsabilità, tenendo ben presenti le linee che hanno sinora ispirato, positivamente, la costruzione dei nostri modelli scolastici e che meritano d’essere salvaguardate con vigore.
L’Assemblea tiene inoltre a richiamare l’attenzione sul fatto che alla scuola pubblica, per esercitare davvero la sua funzione centrale nella nostra società, deve essere evitato (oggi più che mai) lo sgambetto di iniziative risparmistiche miopi e di corto respiro. Semmai essa ha bisogno di intelligenti investimenti, tenendo presente che la crescita culturale e morale del Paese passa (non solo, ma soprattutto) da lì.
Verbale
1. Verbale dell’Assemblea del 7 giugno 2006
È chiesta la dispensa dalla lettura, ma è messo in circolazione in sala. Non vengono sollevate osservazioni.
2. Relazione del presidente e discussione
Saverio Snider presenta la sua relazione (vedi allegato).
Tre i temi che, in particolare, vengono sollevati nella successiva discussione:USI e SUPSI
Abbondio Adobati sottolinea il fatto che USI e SUPSI stanno diventando dei contenitori in cui viene “infilato” di tutto e che continuano a presentare novità, ciò fa sì che diventino entità poco identificabili.
Si avvia una discussione sulle ultime decisioni che concernono l'USI (ISI, facoltà in scienze computazionali, ...) e la SUPSI (futura integrazione dell'Alta Scuola Pedagogica).
Chiara Orelli Vassere solleva poi il problema delle retribuzioni dei professori in queste istituzioni.
Cick Cavalli conferma i problemi relativi ai salari di questi professori che non adempiono alle Raccomandazioni dell'UNESCO.
Saverio Snider fa notare l'inadeguatezza dei titoli richiesti per insegnare all'ASP.
Il Presidente conclude proponendo che il Comitato chieda prossimamente un incontro al Direttore della SUPSI Franco Gervasoni.FINANZIAMENTO SCUOLE PRIVATE
Parecchi interventi fanno notare come la richiesta stia ritornando all'ordine del giorno e come in vari cantoni stiano nascendo proposte in tal senso.HarmoS
Si comunica che, all'interno del comitato, si è creato un gruppo di lavoro sul tema e, in particolare sugli aspetti legati ai Portfolio e agli Standard. Si chiede se ci sono altri interessati ad approfondire tali aspetti, forse un po' trascurati nella prima presa di posizione dove ci si era concentrati sugli aspetti più istituzionali.
Non si annunciano altre persone; il gruppo risulta composto da Giorgio Mainini, Clio Rossi e Daniele Dell'Agnola.3. Presentazione dei conti e rapporto dei revisori
Loredana Schlegel comunica che le finanze sono sane (il resoconto dei conti viene allegato).
Silvano De Bernardi legge il rapporto di revisione (il rapporto di revisione viene allegato).
I conti del 2007 dell’Associazione vengono approvati all’unanimità.4. Nomine statutarie
Saverio Snider, come aveva già annunciato quando aveva assunto la carica, dopo un quadriennio lascia la presidenza e, a sostituirlo, presenta la candidatura di Stefano Vassere.
Annuncia poi che non si ripresentano Franco Celio, Raffaello Ceschi, Aldo Lafranchi e Giorgio Mainini.
Ci saranno però tre volti nuovi: il summenzionato Stefano Vassere, nonché Saskia Cortesi e Katya Cometta.
Il Comitato risulterà perciò così composto:
Stefano Vassere presidente, Arnaldo Alberti, Cick Cavalli, Katya Cometta, Saskia Cortesi, Daniele Dell'Agnola, Raoul Ghisletta, Claudio Moro, Margherita Noseda Snider, Argante Righetti, Clio Rossi, Saverio Snider, Tania Uboldi Ermani e Loredana Schlegel, che mantiene la carica di vicepresidente, nonché i compiti di cassiera e verbalista.5. Intervento programmatico del nuovo Presidente
Stefano Vassere nel suo intervento presenta brevemente alcuni temi che sono sul tappeto e che verranno affrontati nei prossimi tempi. Due temi stimolano qualche intervento dei presenti:Violenza giovanile
Vengono chieste informazioni sul Rapporto dello speciale gruppo di lavoro, Saverio Snider illustra l'iter e comunica che appena il Consiglio di Stato ne avrà preso visione sarà a disposizione sul sito del Cantone.
Il tema sarà seguito con attenzione dal Comitato ed eventualmente si organizzerà una serata pubblica.HarmoS
Un intervento sottolinea che sarebbe spiacevole se la nostra Associazione provocasse reazioni contro HarmoS, favorendo così le critiche provenienti dagli ambienti più reazionari. Altri interventi fanno notare i rischi connessi a quanto HarmoS propone attraverso i Portfolio e gli Standard: la scuola potrebbe trasformarsi in un “esamificio”, con programmi che si appiattirebbero sulle nozioni richieste dagli Standard, inoltre vi sarebbero dei risvolti di politica sociale in quanto chi ha più mezzi finanziari avrebbe ancora maggiori possibilità di preparazione e sarebbe ulteriormente favorito.6. Risoluzione
La risoluzione è approvata all'unanimità.7. Eventuali
Loredana Schlegel illustra le motivazioni che stanno alla base del Comitato Stop ai tagli sul personale, sulla scuola e sui servizi pubblici e propone l'adesione. Si decide l'adesione eil finanziamento, la cifra sarà valutata dal Comitato dell'Associazione.Verbalista: Loredana Schlegel
grey toe 13s louis vuitton outlet jordan 13 bred beats by dre black friday black infrared 6s jordan 11 legend blue jordan 13 grey toe jordan 6 black infrared jordan 11 legend blue jordan 13 bred black infrared 6s michael kors outlet jordan 11 legend blue jordan 11 legend blue Hologram 13s beats by dre black friday jordan 11 legend blue beats by dre black friday jordan 13 barons legend blue 11s beats by dre cheap black infrared 23 13s beats by dre cyber monday michael kors black friday louis vuitton outlet jordan 13 bred grey toe 13s hollister black friday kate spade outlet jordan 11 beats by dre black friday jordan 13 bred jordan 6 black infrared uggs black friday jordan 6 black infrared cyber Monday north face coach black friday coach outlet online jordan 6 black infrared jordan 6 black infrared